“Vai al parchetto con i tuoi figli!”. Il consigliere De Chirico urla contro una collega in commissione. Poi le scuse

Milano, il capogruppo di Forza Italia perde le staffe durante una seduta in video collegamento. In una nota spiega: “Ho usato termini non consoni ma non accetto la morale da chi deve farsi un esamino di coscienza”

Alessandro De Chirico in Consiglio comunale

Alessandro De Chirico in Consiglio comunale

Milano – Le frasi dal sapore sessista, le urla e poi le scuse (un po’ annacquate). È il riassunto della seduta della commissione consigliare di ieri – in video collegamento – dedicata alla discussione sul Regolamento per l'autorizzazione alla registrazione di marchi di terzi recanti la denominazione Milano. Una seduta finita presto in bagarre. Protagonista: il capogruppo di Forza Italia Alessandro De Chirico. 

La ricostruzione del battibecco

Inizialmente c'è stato un piccolo battibecco tra il forzista e la consigliera del Pd Alice Arienta. Il presidente della commissione Mauro Orso ha quindi chiesto di abbassare i toni e spiegato che chi voleva fare osservazioni sul regolamento poteva scriverlo nella chat dedicata della commissione. De Chirico ha quindi ripreso la parola dicendo, “sto guidando in autostrada e non posso scrivere devo andare a schiantarmi?”. Così Arienta lo ha ripreso “ti fermi, perché se un consigliere segue le Commissioni si ferma e non guida mentre le segue”. Ma questa frase ha scatenato la reazione dell'esponente di Forza Italia, che ha iniziato a insultare la collega urlandole, “vai al parchetto coi tuoi figli, che ca..o dici, vergognati. Non fare la moralista con me. Vai al parchetto con i figli”. Immediatamente è stato tolto l'audio al consigliere che ha perso le staffe. 

"Stai zitta!”

Il quale, oggi, su Instagram ha scritto una nota in cui chiede scusa, anche se con diversi “però...” e un immancabile “mi sono espresso male”. Questo il testo pubblicato sui social: “Ieri sono stato protagonista di un episodio increscioso in cui ho perso le staffe e ho urlato contro le colleghe D’Amico (Simonetta, ndr) e Arienta e il collega Orso. In commissione i toni erano già accesi e io stavo discutendo con il presidente Orso perché trovo la delibera sul “Marchio Milano” fortemente illiberale e ce l’avevo con lui  perché, da imprenditore, difende un provvedimento che mortifica la libertà d’impresa. La collega D’Amico, che non stava presiedendo la seduta, ha acceso il suo microfono apostrofando come “solita caciara da bar dello sport” le mie rimostranze. Purtroppo non è la prima volta che la collega interrompe impropriamente un mio intervento. L’ultimo episodio era stato qualche giorno fa in occasione del consiglio straordinario in Municipio 5. Ieri mi è uscito un brutto “Stai zitta!!” quando mi ha interrotto in malo modo in un ragionamento che può non condividere, ma che io ho tutto il diritto di portare a termine”.

"Vai al parchetto!”

"Quando poi la collega Arienta mi ha detto che dovevo fermarmi con la macchina per partecipare alla commissione e non continuare a guidare ho perso le staffe perché non accetto lezioni in materia da chi si collega dalla spiaggia o dal parchetto. Nella foga non mi sono espresso bene ho detto “ma vai al parchetto” intendendo ovviamente “ma se tu ti colleghi dal parchetto”. Il “vergognati, non fare la moralista” testimonia le mie intenzioni. Io stavo andando a un’importante riunione sullo stadio, ma l’argomento in discussione in commissione era delicato e non volevo mancare la commissione, per questo ero collegato dalla macchina. Mi scuso per aver urlato e per gli epiteti coloriti. Mi sono innervosito perché non accetto che mi si voglia fare la morale senza prima ci si faccia un esamino di coscienza. Io non ero in un momento privato, stavo lavorando per la comunità”.

“Non sono misogino”

“Dopo oltre 13 anni di attività politica, mi conoscete bene: a volte mi arrabbio troppo facilmente, ma non sono un misogino o un maschilista come qualcuno vuol far credere per strumentalizzare la faccenda. Con le colleghe, al di là di questo episodio, ho un buon rapporto, mai scalfito dalle divergenze politiche e nemmeno personali. Mi dispiaccio ancora per aver urlato e usato termini non consoni al ruolo che ricopro. Ho scritto una lettera alla presidente del consiglio comunale, alle colleghe ed al collega con le mie scuse che spero accettino presto. Mi scuso sinceramente anche con voi e con chiunque si sia sentito offeso dalle mie parole sbagliate”. 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro