REDAZIONE MILANO

Dalle macerie di Aleppo all'Italia: una bimba salvata in venti giorni

Onlus milanese innesca una gara di solidarietà e il miracolo avviene di ENRICO FOVANNA

Claudia Ceniti (Il Cuore in Siria) con Mayar e Federica Gamna (Ability Amo)

Milano, 4 novembre 2015 - L’impresa pareva folle. È riuscita invece in meno di tre settimane, grazie ai social network, alla Regione Piemonte e alla buona volontà di molti. Una storia che ha per protagonista Mayar, bimba siriana di 6 anni, con pochi mesi di vita davanti a causa di una rarissima malattia epatica (glicogenesi, 28 i casi noti al mondo), che la costringe a dormire seduta. Il suo ventre, gonfio come un otre, preme infatti su cuore e polmoni, causandole gravi crisi respiratorie. Con lei il padre Ghassan, la mamma Douina, i fratelli Muhammed e Majid. A portarla al traguardo una onlus milanese («Il Cuore in Siria»), un ospedale e un pool di volontari, associazioni, uomini della comunicazione e amministratori pubblici.

Tutto comincia meno di un mese fa. È il 10 ottobre quando Claudia Ceniti, presidente di «Un Cuore in Siria», onlus che invia ambulanze e medicinali nel Paese martoriato, diffonde la lettera di un elettrauto siriano. È un padre disperato, che vive con moglie e tre figli nella zona devastata di Aleppo. Ha perso la casa sotto le bombe e lavora ormai poco, solo per pagare le cure mediche alla piccola. «Ogni volta che vedo mia figlia soffrire senza poter far nulla - conclude - muoio anche io piano piano con lei».la sfida appare subito assurda. Occorrono una serie di tasselli improbabili. Il primo: trovare un ospedale italiano disposto ad effettuare al volo un trapianto, visto che i genitori si dicono pronti alla donazione. Il secondo: far emettere dal Ministero i cinque visti per motivi di salute. Il terzo: far uscire la famiglia, prima da Aleppo alla Turchia, 60 chilometri irti di predoni, mine e combattenti, poi dalla frontiera a Istanbul, altri mille, non certo su autostrada, durissimi per una bimba in quelle condizioni. Quarto: coprire le spese dell’intervento, stimate in oltre 100mila euro, e quelle di sussistenza familiare perun anno, almeno 20mila. Quinto: assistere il nucleo in Italia, visto che nessuno parla inglese. Si scatena una gara di solidarietà sul web.

Claudia Ceniti è attivissima e - come faceva Don Bosco - finge di non perdere le speranze. Poche, perché i tempi stringono e Mayar non sta affatto bene. Ma i tasselli cominciano a incastonarsi come per miracolo, uno dopo l’altro. L’ospedale Regina Margherita si dice pronto a inserirla nella lista nazionale dei trapianti pediatrici. La Regione ha un fondo di emergenza destinato alle cure sanitarie dei profughi, e lo sblocca. Per statuto serve però una onlus piemontese. Et voila, al Cuore in Siria (che non ha un sito web, ma una pagina facebook) si affianca «Ability Amo» di Torino, presieduta da Federica Gamna. Un anonimo benefattore bonifica i 20 mila euro. ma c’è anche un anziano con la pensione di invalidità che ne manda 90, scusandosi e provocando qualche lacrima. Il Ministero non solo sblocca i visti, ma aziona il consolato a Istanbul che offre tutto il supporto necessario. La Turkish Airlines dona i voli. Spunta anche una volontaria siriana che farà da interprete. E’ fatta. La famiglia parte da Aleppo sabato 31 ottobre. In qualche modo passa la frontiera. Lunedì 2 novembre, alle 10.30, scortata da Claudia, atterra a Torino e la piccola viene affidata alle cure del professor Calvo. L’incubo è finito. Mayar torna alla vita. Pare una fiaba, e forse lo è. Ma con la sua lettera, con la sua forza di padre, l’elettrauto ha aggiustato un motore che pareva ormai spento per sempre. 

di ENRICO FOVANNA