
di Simona Ballatore
Squilla il telefono del Cav Mangiagalli, il centro di aiuto alla vita. Non smette di suonare, neppure nella Milano deserta d’agosto. "È nato!", si sente dall’altra parte della cornetta. La sua mamma aveva bussato qualche mese fa, in difficoltà. "Sono aumentate le richieste di aiuto in pandemia – spiega la direttrice Soemia Sibillo –, l’anno scorso abbiamo preso in carico 1.413 mamme". Scandisce bene ogni singola unità, "perché non sono numeri, ciascuna di loro ha una storia alle spalle" ed entra a far parte della famiglia Cav. Dalle giovanissime, che hanno dai 16 ai 21 anni al massimo, alle mamme al quarto figlio. "Donne di tutte le età e di tutti i Paesi – conferma Soemia Sibillo –, anche se ultimamente abbiamo notato un numero crescente di italiane, per la crisi economica ma anche per solitudine, perché manca una rete attorno a loro. Una cosa colpisce: spesso sono le loro stesse madri a dir loro che non ci sono altre soluzioni visto che sono in una situazione precaria, che devono mettere fine alla gravidanza". Una di queste donne è arrivata qualche settimane fa, col marito. Entrambi disoccupati. "Quando le prendiamo in carico con loro costruiamo un progetto che li accompagna fino al primo anno di vita del bambino, a volte anche oltre, ma l’obiettivo è renderle autonome", sottolinea la direttrice. Aiuti nella spesa, carrozzine in dono, visite specialistiche (c’è un team di professionisti al Cav, dal ginecologo allo psicologo), "ma anche percorsi per la riattivazione dell’autostima e delle loro competenze, per tornare a inserirsi poi nel mondo del lavoro", spiegano i volontari del Cav, sempre in prima linea.
Squilla il telefono, per fortuna, anche per mettersi a disposizione, per donare. E di alleati - visto il numero crescente di richieste - ne servono sempre. Oltre alle offerte si possono donare tessere punti, pannolini, passeggini e attrezzature, sempre utilissimi, ma anche il proprio tempo, unendosi alla sessantina di volontari che si danno il cambio. L’ultima sorpresa tre giorni fa: "Buongiorno, stavo cercando un’associazione a cui donare il mio abito da sposa, ho provato a fare qualche telefonata ma erano tutte chiuse. Sapevo che vi avrei trovato, quando posso venire?". Aveva il magone, la voce tremante. Si è presentata con il figlio 11enne e l’abito bianco tra le mani. Ha fatto commuovere tutti. Non solo il vestito era meraviglioso, e anche di valore, "ma ha donato un po’ della sua storia, ha scelto di condividere l’emozione di un giorno passato regalandone un po’ a chi è in cerca di una gioia futura", dice emozionata la direttrice. E di gesti speciali è piena la storia del Cav, che da quando è nato - nel 1984 con la fondatrice indimenticata, Paola Chiara Marozzi Bonzi - ha già fatto nascere oltre 24mila bambini. "Una sera ci ha chiamato una mamma disperata, cercava un latte speciale per il suo bambino perché aveva problemi di salute. Destino vuole che la mattina dopo ci trovassimo uno scatolone pieno di quel latte lì. Sono segni che non sai spiegare ma che ti danno una carica in più".