Agguato in via Cadore: caccia ai sicari, al setaccio la vita di Enzo

Indagini a tutto campo: dal box pieno di marijuana ai rapporti con gli ultras Milan

Agguato in via Cadore a Milano

Agguato in via Cadore a Milano

Milano, 15 aprile 2019 - La ricerca si sta allargando giorno dopo giorno. Telecamera dopo telecamera. Filmato dopo filmato. A caccia di immagini dello scooter in fuga dopo l’agguato di via Cadore. L’obiettivo degli investigatori della Squadra mobile è quello di ricostruire il percorso effettuato dal motorino dei sicari, sia prima che dopo l’aggressione a colpi di pistola: è possibile che i due abbiano agganciato Enzo Anghinelli sin dall’uscita da casa, in via Menotti, e che poi siano fuggiti svoltando a sinistra in via Comelico. Individuare il tragitto, specie post-agguato, potrebbe rivelarsi fondamentale per arrivare alla cattura dei due che hanno tentato di uccidere il 46enne, ancora ricoverato in coma indotto nel reparto di Neurorianimazione del Policlinico.

Intanto, proseguono pure gli approfondimenti degli uomini della Omicidi, coordinati dal pm Leonardo Lesti e dal dirigente Lorenzo Bucossi, sulla vita di Anghinelli e sui suoi contatti, in particolare quelli riattivati o creati dopo la scarcerazione nel 2016. Nel novembre scorso, il 46enne, già condannato a 11 anni per traffico di cocaina a valle dell’operazione «White 2007» dei carabinieri dell’Antidroga, è stato indagato dalla Guardia di Finanza nell’ambito dell’inchiesta su un maxi smercio di marijuana e hashish sull’asse Spagna-Italia. 

Un'inchiesta che ha vissuto di tanti passaggi intermedi, riscontri all’attività investigativa in corso: a cominciare dal sequestro di 206 chili di marijuana effettuato nel maggio scorso dai militari di Rho a Settimo Milanese. In quell’occasione furono arrestati il conducente del tir partito da Barcellona, un 50enne di Bovisio Masciago, e un 52enne albanese residente a Milano. Che ruolo ha avuto Anghinelli in questa inchiesta? È stato filmato mentre entrava in un box in zona corso Indipendenza insieme a due amici di vecchia data, due malviventi del quartiere: in quel garage c’erano 8 chili di marijuana, parte di una fornitura gestita, secondo le accuse, proprio dall’albanese. Nella banda, smantellata dalle Fiamme Gialle con 13 arresti in flagranza, c’erano anche personaggi legati alla malavita balcanica, molti dei quali con precedenti specifici per spaccio di droga. C’entra quell’indagine con la sparatoria di venerdì mattina?

Al momento non ci sono certezze sul movente, anche se la pista privilegiata resta quella del regolamento di conti per uno sgarro nel mondo degli stupefacenti. E qui si aprono diversi scenari, pure legati alle vecchie conoscenze di Anghinelli, quelle che aveva prima del 2007, quando fu arrestato in flagranza davanti a un autonoleggio di via Teodosio con due panetti di cocaina nella giacca. E poi c’è l’altra pista, battuta dagli investigatori sin dalle prime ore: quella che porta alla Curva Sud del Milan e ad alcuni esponenti di spicco del tifo organizzato rossonero che in passato avrebbero avuto contatti strettissimi con il 46enne. Per di più, qualcuno avrebbe riferito agli inquirenti di un’aggressione subita dall’uomo nei pressi del Meazza prima dell’ultimo derby. Un’aggressione sulla quale al momento non ci sono riscontri ufficiali, anche perché non ci furono interventi delle forze dell’ordine nell’immediato né sarebbero state presentate denunce nei giorni successivi. Una cosa pare certa: Anghinelli era tornato a frequentare lo stadio, con tutto quel che vi ruota attorno

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