REDAZIONE MILANO

Ragazzo sfregiato con l'acido, il complice racconta l'aggressione e la fuga: «È lui e gli buttò il liquido. Martina era calma e serafica»

I verbali di Andrea Magnani, complice di Levato e Boettcher: "Sentii Martina dire 'è lui'". E poi al momento di fuggire: "Le gridai 'ma che avete fatto? e lei mi disse: 'parti parti', 'brucia brucia'" di Marinella Rossi

Arrestati i due responsabili dell'aggressione con l'acido a Milano (Newpress)

RIPRENDE oggi il processo per direttissima alla coppia Martina Levato e Alexander Boettcher, la studentessa bocconiana di 23 anni e il suo uomo, il 30enne sedicente broker. I due rispondono di lesioni volontarie gravissime, aggravate da prmeditazione, crudeltà e motivi abietti. Nel procedimento a loro carico, il pubblico ministero Marcello Musso depositerà oggi nuovi atti d’indagine, tra cui gli interrogatori del complice della coppia (arrestato il 2 febbraio e assistito dall’avvocato Andrea Etteri), il bancario Andrea Magnani, accusato del concorso nella stessa aggressione, come basista e luogotenente tuttofare. All’udienza il presidente della nona sezione penale Anna Introini conferirà l’incarico a periti psichiatri chiamati a esaminare, sia singolarmente che nelle dinamiche di coppia, Martina e Alexander. Entrambi gli imputati (per Martina i legali Paola Bonelli e Marziano Pontin, per Alexander, Ermanno Gorpia) hanno ottenuto il giudizio abbreviato, condizionato alla perizia psichiatrica. Levato, Boettcher e Magnani sono indagati anche di altri due episodi di aggressioni all’acido, ai danni di Giuliano C. e Stefano S.

Milano, 10 febbraio 2015 -  «Sentii Martina dire, è lui». Lei scese dalla Punto di Andrea il bancario «con una borsa a tracolla dall’interno della quale estrasse due contenitori verdi... e si diresse verso il civico 14 attraversando via Carcano. Lì l’ho vista distintamente tirare qualcosa che poi ho capito essere acido verso questo ragazzo e poi si girò verso la macchina e fece come un cenno di intesa ad Alexander, il quale si pose subito all’inseguimento del Barbini. Ricordo che Martina sollevò le braccia in aria... Poteva anche alludere che forse non tutto era andato bene dato che Alexander partì di corsa verso il Barbini per raggiungerlo con intento minaccioso...».

Gli attimi clou, ore 17,30 del 28 dicembre, in via Giulio Carcano, aggressione allo studente di Economia a Boston Pietro Barbini. Li racconta il complice della coppia, Andrea Magnani, al pubblico ministero Marcello Musso e al gip Giuseppe Gennari. «Io avevo una borsa a tracolla che mi aveva dato Alex, e in seguito constatai aveva uno o due contenitori» con dentro - dice di scoprire poi - «dell’acido». Ed è la borsa che, preciserà a domanda del pm Musso, «Martina mi disse di passare ad Alexander», che «però in quel momento esita» perché lei «era già andata ad aggredire Barbini».

«Ero nel panico» racconta Magnani, in carcere dal 2 febbraio per concorso nelle lesioni volontarie aggravate a Pietro, e indagato per gli altri due casi di aggressione all’acido della coppia Levato-Boettcher (i casi di Giuliano C e Stefano S.) «Corsi prima in avanti e poi tornai indietro verso la macchina» - e questa corsa è ripresa dalla telecamera di sicurezza del civico 19. «Dentro l’autovettura ho trovato seduta calma e serafica Martina, direi che aveva una “calma olimpica“, io le gridai “ma che avete fatto? e lei mi disse: “parti parti“, “brucia brucia“». La ragazza «aveva i pantaloni e le scarpe bruciati», «aveva con sé quattro contenitori di acido, due li ha usati contro Barbini... Io partendo ho provocato un movimento improvviso dell’auto che gli ha fatto rovesciare parte dei barattoli... e l’acido le aveva attraversato i pantaloni e provocato una bruciatura alla gamba destra».

«Ha mai chiamato su indicazione di Alexander e Martina altri ragazzi?». La domanda del sostituto procuratore Musso è quasi in chiusura del verbale d’interrogatorio di garanzia (4 febbraio) di Magnani. E la risposta lascia di sasso: «In questo momento non sono in grado di rispondere». Vuol dire che il bancario, 32 anni, una moglie bielorussa e un padre che pare averlo indotto a una sia pur parziale confessione, non può escludere di avere attirato in altre trappole, altri topolini finiti nella black list della coppia sadica?

Andrea è l’uomo che ha chiamato dall’Internet point di via Meda Pietro, attirandolo in via Carcano. E’ lui che ha chiamato dall’Internet point di via Sismondi Giuliano C., con la scusa della consegna di un atto giudiziario, così conducendo Levato e Boettcher sotto casa di un’altra vittima designata, in via Bixio. E ora non sa dire se ha chiamato altri, mentre l’unica certezza è che a Milano, dall’1 novembre a oggi, dopo l’aggressione a Stefano S. in via Quarto Cagnino, non ci sono stati altri bagni d’acido.

Ma prima di passare agli agguati al muriatico, coperti da felpe e rimanendo anonimi (per un po’) c’era stato un primo e antieconomico - Martina venne subito individuata e denunciata - attacco frontale: il 20 maggio Levato aggredisce con un coltello estratto dalla borsetta un suo ex di una notte, Antonio M. E in zona, via Lampedusa, compare l’onnipresente Boettcher, regista operativo di ogni azione - ma fa la sua prima comparsa anche il bancario, chiamato a soccorso da Alex per assistere in Mangiagalli Martina, che lamenta di aver subito una violenza sessuale (falsa) da Antonio.

Andrea conosce allora la fidanzata diabolica di Alexander, mentre già «da un anno» conosceva Alex, sorta di suo personal, guru e trainer: «Per me era importante dimagrire e Alex, facendomi allenare è stato l’unico a consentirmi» di farlo. Ma come, dagli allenamenti sfrenati e gratificanti, sia passato a fare il basista succube della coppia, il bancario non sa dire. Il gioco cui si presta, nell’entrare mascherato con una parrucca nera nell’ Internet point per telefonare a Barbini, trova parole di sconcerto anche nella misura del gip Gennari. Dopo «la telefonata, restituii ad Alexander la sua parrucca e i vestiti che mi aveva dato per entrare, due tute, un paio di magliette e una felpa nera senza scritta, di quelle cosidette “antidiffida“. Hanno un cappuccio con una zip che lascia scoperte solo sopracciglia e occhi. Lui (Alexander, ndr) le aveva comprate anche per Martina in un negozio di via Millelire dove vendono queste cose utilizzate dagli ultras». marinella.rossi@ilgiorno.net