
Gabriele Granata, 38 anni, padre di due figli ha perso un occhio dopo l'aggressione
Milano, 3 fenbbraio 2025 – “Ho perso un occhio. Ora voglio giustizia”. Accanto ha sua moglie, il padre, il migliore amico, che “da quel maledetto pomeriggio”, quello di mercoledì 29 gennaio, non lo lasciano solo. Quel pomeriggio Gabriele Granata, di 38 anni, padre di due figli, una bimba di 5 anni e un maschietto di 4, è stato vittima di una violentissima aggressione da parte di una banda di ragazzi in via Europa a San Donato, davanti alla farmacia comunale.
“È bastato un pretesto perché mi attaccassero”, racconta il 38enne che è tornato a casa ieri, dopo aver affrontato l’operazione all’ospedale Fatebenefratelli e Oftalmico. Sul referto, la diagnosi è terribile: “Scoppio del bulbo dell’occhio destro”. Dovrà portare una protesi per sempre (“non riconoscibili le strutture anatomiche”, è riportato nella documentazione medica). “Sono stato colpito da un pugno in pieno viso da uno di quei ragazzi. Portavo gli occhiali, la lente si è frantumata”, continua.
Cosa ha scatenato tanta brutalità?
“Non me lo spiego nemmeno io. Erano più o meno le 17.30 quando sono entrato in farmacia a comprare dei medicinali per mia moglie insieme a un mio amico. C’era un gruppo di ragazzini lì fuori. Molto giovani, penso che qualcuno fosse anche minorenne, italiani. Quando io e il mio amico siamo usciti, stavano urlando. Siccome quello è un punto di passaggio, con una piazzetta e negozi frequentati anche da persone anziane, il mio amico li ha invitati ad abbassare la voce. Ci hanno accerchiati in sei ma a parte qualche spinta non è successo nulla. Poi, mentre ci allontanavamo, sono tornati alla carica. È successo in pochi secondi, uno di loro mi ha sferrato un pugno sull’occhio destro e non sono riuscito a proteggermi. Io non potevo fare nulla, l’occhio mi faceva male ma non ho subito capito la gravità della situazione, pensavo di avere dei graffi causati dal vetro della lente. Dopo quel colpo comunque si sono allontanati tutti”.
Ha chiamato il 112?
“No, né l’ambulanza e né le forze dell’ordine. Io, ripeto, non immaginavo che la situazione fosse così grave. Ho preferito andare in ospedale da solo (mi ha accompagnato il mio amico a piedi), al Policlinico San Donato, dove ho trascorso la notte. Da lì mi hanno poi inviato all’ospedale Galeazzi. Poi, venerdì, al Fatebenefratelli. Ma ormai sapevo che per l’occhio non c’era più nulla da fare: purtroppo il bulbo era irrecuperabile. I miei familiari, i miei amici, sono al mio fianco da allora, hanno passato due notti in bianco per starmi vicino. Non so ancora come lo diremo ai bambini, sarà un momento difficilissimo. Adesso ho raccontato loro di essere caduto”.
Che lavoro fa?
“In questo momento sono disoccupato purtroppo. Mi arrangio con lavori saltuari. In passato mi occupavo del commercio di fuochi d’artificio, di cui sono appassionato”.
Adesso è tornato a casa?
“Sì, da poco (domenica pomeriggio, ndr). Ho affrontato un’operazione, mi sento un po’ frastornato. Nell’insieme sto bene, so di essere forte. Penso ai miei figli, a mia moglie, a tutte le persone che mi vogliono bene. Ma so che non sarà facile ricominciare la vita di sempre in queste condizioni. Quello che ho subìto è un atto gravissimo, una violenza che non può restare impunita: voglio giustizia”.
Ha sporto denuncia?
“Mia moglie ha informato i carabinieri di San Donato nei giorni scorsi. Questa sera (ieri per chi legge, ndr) sono venuti a casa a raccogliere la mia denuncia. Mi auguro riescano a recuperare elementi dalle telecamere in strada e delle attività commerciali per rintracciare quei ragazzi e individuare chi mi ha ridotto così. In più io e mia moglie ci siamo rivolti a un legale. Io non mi fermerò finché non avrò giustizia”.