Milano, detenuto suicida in Questura: assolti due agenti accusati di omicidio colposo

L'uomo, in attesa di identificazione, si era impiccato alle sbarre di una delle quattro celle

La Questura di Milano (Ansa)

La Questura di Milano (Ansa)

Milano - Sono stati assolti a Milano due agenti di polizia imputati per omicidio colposo, in quanto, secondo l'ipotesi accusatoria, non avrebbero prestato sufficiente attenzione agli appositi schermi di videosorveglianza installati per controllare le camere di sicurezza in Questura e, quindi, non si sarebbero accorti del suicidio di un algerino di 43 anni che il 23 agosto del 2020 si era impiccato alle sbarre di una delle quattro celle, mentre era in attesa di identificazione. A deciderlo è stato il gup Anna Magelli che ha scagionato i due imputati con la formula perché il fatto non costituisce reato. Stamane davanti al giudice si è tenuta inizialmente l'udienza preliminare.

Dopo l'esclusione, dovuta a una questione formale, dei parenti della vittima come parti civili, i due poliziotti, un agente semplice assistito dall'avvocato Giuseppe Barillà, e un capo servizio, difeso dall'avvocato Riccardo Truppo, hanno reso l'interrogatorio. In circa quattro ore hanno ripercorso passo a passo il comportamento tenuto, descrivendo nei dettagli quanto accaduto al punto da convincere il pm Carlo Scalas a chiedere il non luogo a procedere ritenendo avessero operato in modo adeguato. A questo punto le difese hanno chiesto il processo in abbreviato e dopo una breve discussione delle parti, è arrivata la sentenza di assoluzione.

Lo scorso anno la Procura aveva chiesto l'archiviazione per i due. Ma il gip Roberto Crepaldi, valutando che quel giorno avessero occupato «la maggior parte del tempo utilizzando ciascuno il proprio telefono cellulare o conversando» e non prestando attenzione sufficiente all'uomo che si trovava in camera di sicurezza e che poi si è tolto la vita, aveva ordinato l'imputazione coatta. «Massima soddisfazione per l'assoluzione - ha commentato l'avvocato Truppo - in quanto questa vicenda per due anni ha tenuto i due agenti in stato di apprensione e ha pesato non solo sulla loro onorabilità ma anche sull'immagine della polizia di stato ora riabilitata dalla sentenza di oggi».

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