
di Rosario Palazzolo
Niente più voli da Paesi extracomunitari sull’aeroporto di Bresso. La decisione, per molti versi storica, è arrivata il 14 agosto con una nota dell’Enac (l’Ente nazionale di aviazione civile) che vieta in modo permanete qualsiasi collegamento con nazioni extra Schengen.
Di fatto si riconosce finalmente che il piccolo scalo turistico di Bresso non ha alcuna valenza doganale e dunque non può assolvere ai compiti di controllo per piloti o passeggeri che arrivano dall’estero. La circolare dell’Enac non comprende nel divieto i voli da e per le nazioni dell’Unione europea, che rimangono consentiti in virtù degli accordi di Schengen.
Tutto questo avviene a poco più di una settimana dal Tavolo per la sicurezza che si è tenuto in Prefettura a Milano, alla presenza di tutte le forze dell’ordine, gli enti di aviazione e le autorità doganali. Erano emerse forti criticità in merito al controllo dei passeggeri in ingresso e in uscita dall’Italia attraverso lo scalo del Nord Milano.
Di fatto, a causa della mancanza di una dogana o anche solamente di un ufficio di polizia distaccato, il campovolo di Bresso non può assolvere ai controlli previsti per persone e merci. In altre parole, se ricercati, terroristi, trafficanti avessero voluto raggiungere Milano, all’aeroporto di Bresso avrebbero trovato un facile “pertugio” nella rete dei controlli nazionali. Un tema vecchio e più volte sollevato, ma senza risultato.
Cosa è accaduto questa volta? A quanto pare, nel mese di giugno e luglio la Polizia di Stato ha cominciato a eseguire controlli sui voli che atterrano e partono da Bresso. In teoria dovrebbe trattarsi quasi esclusivamente di piloti privati con i loro aerei da turismo, ad eccezione di qualche aerotaxi che esegue collegamenti nazionali. Invece è emerso un crescente fenomeno di atterraggi di aerei provenienti dalla Macedonia, dal Montenegro, dall’Albania e dalla Serbia. Paesi extra Ue, ma soprattutto luoghi dai quali potrebbero emergere traffici illegali di merci e persone.
Questi voli, in teoria, avrebbero dovuto atterrarre al vicino scalo di Linate, che dispone di tutti i servizi e del personale di frontiera, ma a quanto pare il costo dei servizi aeroportuali crescerebbe fino a 10 volte rispetto a quello di Bresso, senza contare i tempi molto più lunghi per le operazioni di scalo.
Si è dunque deciso di stringere le maglie della rete doganale, riportando l’aeroporto bressese a quella che era la sua funzione originale, ossia uno campovolo per la didattica e il tempo libero. Per essere più precisi, si è sulla buona strada per farlo, visto che i voli Ue e i servizi commerciali in Italia rimangono consentiti senza modifiche. Ciò significa che continueremo a vedere atterrare e decollare aerei bielica di grandi dimensioni e piccoli jet. Proprio in questi giorni è atteso il primo atterraggio di un nuovo jet con 24 posti a sedere che dovrebbe cominciare un regolare servizio di aerotaxi con lo scalo a Bresso.
Il gestore dell’aeroporto, ossia l’Aeroclub Milano, dovrà garantire alla Polizia di Stato la comunicazione di ogni volo in arrivo o in partenza, oltre che i dati anagrafici dei passeggeri. Una procedura che già veniva eseguita, ma che ha sempre rappresentato uno degli elementi di criticità: infatti, in assenza di un vero servizio di handling e di controllo, è complesso pretendere da una associazione, come è l’Aeroclub, l’identificazione di tutte le persone di passaggio.