C.D.
Cronaca

Addio bollettino Covid: dalle dirette video con Gallera allo stop. La fine di un’era a quattro anni dalla pandemia

Dai collegamenti giornalieri a cura della Regione nei giorni terribili della prima ondata alla versione sintetica degli ultimi tempi: la storia di un report sanitario che ha cambiato più volte pelle, così come negli anni è cambiata la percezione del virus

All'inizio della pandemia i dati giornalieri venivano comunicati e commentati in diretta dall'allora assessore al Welfare Giulio Gallera

All'inizio della pandemia i dati giornalieri venivano comunicati e commentati in diretta dall'allora assessore al Welfare Giulio Gallera

Milano – Finisce l’era del bollettino Covid. Il report che per quattro anni ha prima scandito e poi accompagnato la vita degli italiani andrà definitivamente in pensione. Il documento sanitario nel corso di questi anni pandemici e post pandemici ha più volte cambiato pelle trasformandosi nel tempo in uno stringato documento settimanale con i dati territoriali di nuovi casi e ricoveri. 

Nelle fasi più dure e drammatiche della diffusione del Covid-19 (siamo a febbraio-marzo del 2020) in Lombardia l’aggiornamento giornaliero sui dati relativi alla pandemia avveniva attraverso una diretta video giornaliera curata dalla Regione. L’appuntamento era nel pomeriggio, intorno alle 18, quando il volto dell’allora assessore al Welfare Giulio Gallera entrava nelle case di tutti i lombardi, alle prese con un inedito e difficile lockdown. Erano i terribili giorni della corsa contro il tempo per creare posti in terapia intensiva, con gli ospedali lombardi travolti dall’ondata di casi di coronavirus. Erano i giorni dei Dpcm, del Rt, delle mascherine che non si trovavano, delle code ai supermercati, delle canzoni affacciati ai balconi, delle videochiamate infinite. 

Il bollettino Covid ha cambiato pelle più volte
Il bollettino Covid ha cambiato pelle più volte

Con il passare dei mesi il bollettino regionale fu affiancato da un documento di carattere nazionale, che veniva caricato quotidianamente sul sito del ministero della Salute e che diventò particolarmente significativo nella fase in cui le restrizioni venivano individuate in base all’appartenenza a fasce di colori di “rischio". Essere in zona rossa, arancione, gialla o (condizione migliore) bianca poteva cambiare drasticamente il modo di vivere la propria quotidianità. Solo nell’autunno 2022, quando la pandemia iniziava a essere sotto controllo, il bollettino smise di essere giornaliero, per acquisire una cadenza settimanale. Negli ultimi due anni il bollettino è diventato un riepilogo con videomessaggio di Rezza e infine una nota più asciutta diffusa alla stampa.

Oggi l’annuncio: anche questo report – per come lo conosciamo ora – smetterà di esistere. Dalla prossima settimana il bollettino Covid dovrebbe andare in pensione, o meglio non sarà più comunicato settimanalmente dal ministero della Salute ai media, ma pubblicato sul sito del dicastero dove è possibile consultare da tempo altri dati sul Sars-CoV-2. A suo modo la fine di un’era. 

Tra i primi a commentare la decisione uno dei volti più noti della pandemia, Fabrizio Pregliasco,  virologo dell'università Statale di Milano in prima linea dal lontano febbraio 2020, quando si scoprì a Codogno quello che si pensava fosse “il paziente 1”. "L'importante è che la raccolta dei dati prosegua, anzi è sperabile che venga incrementata", ha auspicato l'esperto. Per Covid e non solo: "Lo stesso virus dell'influenza aviaria H5N1 dimostra l'esigenza di rafforzare tutti i sistemi di sorveglianza, sull'uomo e sugli animali", ha sottlineato Pregliasco. Smettere la comunicare il bollettino alla stampa "è più che altro un atto simbolico. È chiaro che ci debba essere un cambio di paradigma sul fronte della comunicazione, ma è fondamentale che i dati siano trasparenti e disponibili".