Addio agli Oh Bej! Oh Bej!: "Non sentiremo il Natale"

Michele Castriotta, 38 anni dietro la bancarella della manifestazione milanese "Se chiudo gli occhi, sento il profumo del legno e l’odore delle frittelle..."

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"Quest’anno non sentiremo il Natale". Se chiude gli occhi vede i rigattieri di un mezzo secolo fa e i giochi in bella vista, sente il profumo del legno e l’odore delle frittelle. Ricordi che nel 2020 sono accompagnati dalla tristezza "perché questo sarebbe stato il mio 39° anno alla fiera degli Oh Bej! Oh Bej!, se la tradizione che apre il Natale dei milanesi non fosse stata annullata a causa della pandemia. Anche per la mia famiglia, la bancarella è una tradizione: prima di me c’era mio padre, la cui licenza risale a 50 anni fa. E io sono stato al suo fianco da quando ero ragazzino". Michele Castriotta, 60 anni, è uno dei venditori storici, conosciuto come "il re dei guanti a 5 stelle", articolo di punta sul suo banco invernale en plein air insieme alle sciarpe. "Da che ho memoria, gli Oh Bej! Oh Bej! ci sono sempre stati, forse solo la guerra li aveva fermati. E a pensarci bene siamo in un’economia da tempo di guerra: sembra banale ma gli ambulanti, soprattutto coloro che lavorano nelle fiere e nei mercati di Natale, il 70% del reddito lo producono ora. Ora però siamo fermi... Così dal 5 novembre. Potremo lavorare prima di Natale? Chissà. Forse ci sarà una situazione-fisarmonica, la concessione di un apri e chiudi da parte del governo per dare un minimo di ossigeno ai lavoratori. Pensiamo che chi vive di sole fiere non lavora da 9 mesi".

Il nome "Oh Bej! Oh Bej!" risale all’ingresso in città di Giannetto Castiglione (nel 1510, anche se le origini della festa sono ancora più antiche), incaricato da Papa Pio IV di recarsi a Milano per "riaccendere la devozione" dei cittadini: al vedere i suoi doni, i bambini gridavano "Oh belli! Oh belli!". L’entusiasmo, soprattutto dell’attesa, è sempre stato il filo rosso. Castriotta non dimentica l’adrenalina di novembre, "quando io e mia moglie Agata ci preparavamo per reperire la merce, effettuavamo gli ordini e cercavamo personale. Tutto questo mi manca: non penso solo alla parte economica ma anche alle emozioni. Nello stesso tempo so che stiamo vivendo un momento particolarissimo e che siamo tutti in grandissima difficoltà". Il discorso si allarga fino a toccare la sede della fiera, passata dalla zona di Sant’Ambrogio all’area attorno al Castello. "Le strade attorno a Sant’Ambrogio davano agli Oh Bej! Oh Bej! un fascino impareggiabile. Col tempo è cambiata anche la merceologia. La nuova sede non mi dispiace neppure, con molto più spazio a disposizione e un’atmosfera da fiaba. Ora posso solo dire che spero nella ripartenza per il prossimo anno". Marianna Vazzana

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