Nessuna truffa. "Non vi è stata alcuna induzione in errore" scrive il gip Giulio Fanales nell’archiviare (come chiesto anche dalla Procura) il caso dei 42 lavoratori Ikea di Corsico che erano stati denunciati dall’azienda. "Nessun artificio", aggiunge. E l’unico a poter essere indotto in errore, semmai, sarebbe stato "un lettore ottico di una cassa automatica".
Dunque si chiude qui la vicenda che fa aveva visto gli addetti Ikea accusati di aver acquistato prodotti con gli sconti previsti per i dipendenti ma imbrogliando sulle etichette. Erano diverse, invece, ma solo per ragioni tecniche e corrispondenti a prodotti, scrive il gip Fanales "comunque facenti parte del catalogo Ikea".
"Finalmente la verità è venuta a galla, è un grande giorno" commentano soddisfatti i lavoratori e i rappresentanti sindacali di Filcams Cgil."Abbiamo subito notato incongruenze tra le testimonianze dei lavoratori e le accuse riportate da Ikea – spiega Massimo Cuomo di Filcams Cgil – e ci siamo battuti affinché emergesse la linearità dei comportamenti e la liceità delle prassi seguite dai lavoratori. Finalmente è stato tutto riconosciuto". Non sono stati anni semplici: il caso era scoppiato a febbraio del 2019 e da allora ci sono state sospensioni, licenziamenti (solo parzialmente reintegrati, altri hanno deciso di andare via) e tanta incertezza. "A pesare è stata soprattutto un’accusa infondata per tanti lavoratori onesti – ancora Cuomo – che hanno vissuto con questo fardello, soprattutto morale. La sentenza ha restituito loro giustizia".
Ma come si spiega allora una denuncia così pesante e finita nel nulla? "Le modalità con cui agivano i dipendenti - osserva l’avvocato Sara Turchetti che ne ha difesi una ventina - erano previste dal Manuale operativo e dalla prassi interna. Pertanto sorge il dubbio che la querela sia stata funzionale a ottenere una riduzione del personale: molti di loro sono stati infatti licenziati all’indomani dell’instaurarsi del procedimento penale".
Francesca Grillo