MILANO
Otto istituti comprensivi saranno accorpati dal prossimo anno scolastico, tra Milano e hinterland. Con meno di 600 alunni (deroghe a parte) si perde l’autonomia, confluendo sotto la guida di un preside (e di un’unica segreteria) di un istituto vicino. Una decisione nazionale che sta facendo discutere. Ma a sollevare non poche perplessità tra docenti e genitori è anche un fatto: dal prossimo anno il Filzi - con più di mille alunni - finirà sotto l’ala del Morante, sottodimensionato. Con lettere e petizioni stanno chiedendo chiarimenti e ripensamenti al Comune di Milano, alla Regione e all’ufficio scolastico regionale. "Di fatto non è un dimensionamento ma uno smembramento di una realtà scolastica che funzionava bene, polo di eccellenza per numerosi aspetti, giustificato come fusione con altro istituto", sottolinea Elisa Bonadimani, docente di lettere e referente per la didattica e l’innovazione: "Si accorpa il grande al piccolo". A tavolino, senza discussione. Ed è già arrivato il codice meccanografico (praticamente la carta d’identità della scuola) del Morante.
"L’unica motivazione portata è la lontananza del plesso di via Ravenna dagli altri due di Toscanini e Wolf Ferrari (pochi minuti in auto, 20 a piedi). Eppure l’Istituto Filzi è un polo valido e che funziona bene", continua la professoressa, ricordando l’approccio all’autismo ispirato al programma Teacch del North Carolina, il progetto di continuità verticale, gli spazi innovativi e le iniziative che sono stati creati in questi anni a cavallo tra i municipi 4 e 5, a partire dal Sentiero della biodiversità. "Oltre un centinaio di dirigenti coreani nella primavera del 2023 sono stati accolti dal nostro Istituto come scuola sperimentale, inviati da Usr Lombardia – prosegue – numerosi docenti di sostegno si formano al Filzi per il progetto sull’autismo di cui l’istituto è capofila". Anche la preside, da cinque anni al timone del Filzi, dopo avere gestito il trasferimento degli uffici, potrebbe perdere l’incarico. "Ci abbiamo messo anni a diventare un polo di grande innovazione, ricerca-azione pedagogica e sperimentazione didattica – conclude la docente –. Comprendiamo che lo Stato continui a non voler investire sulla scuola ma punti purtroppo a tagli e razionalizzazioni. Ma almeno che questo avvenga cum grano salis, valorizzando i terreni floridi su cui coltiviamo da anni, anziché rasando tutto per ricominciare daccapo… di nuovo".Simona Ballatore