
Milano – Uno stendino accanto all’uscio, le tende alle finestre, il cortile che è luogo di passaggio ma anche di incontro. Basta poco a “fare casa“.
E il villaggio ‘Abitiamo il futuro’ di via Trasimeno 67, nel quartiere Adriano, lo è: inaugurato a ottobre 2022, è il primo progetto edilizio di nuova costruzione ispirato alla legge ‘Dopo di noi’(L. 112/2016) che riconosce specifiche tutele per le persone affette da disabilità al momento della perdita dei genitori, spesso il loro unico sostegno. Perché non creare una comunità, dove sperimentare l’autonomia ma anche poter contare sul sostegno reciproco? L’idea ha preso forma a marzo del 2017, promossa dalla Fondazione Son, Speranza oltre noi, ma anche “figlio“ in inglese. L’intervento, finanziato dai privati, è in convenzione con il Comune. "
Tutto è nato dalla preoccupazione – ha spiegato Luciano Scotuzzi, tra i fondatori insieme alla moglie Mariateresa – per il futuro dei nostri figli fragili". Il suo Antonio purtroppo è scomparso prematuramente, mentre il villaggio prendeva forma nell’area di Cascina San Carlo. Ma oggi il sogno è realtà per altre famiglie: due coppie di persone disabili, un’anziana che si occupa della figlia, un uomo disabile rimasto solo dopo la perdita dei genitori. E a breve entrerà un’altra famiglia. Ogni casa è indipendente. Poi c’è anche un appartamento per l’ospitalità di breve durata, una sala polifunzionale e un’ala con alloggi per studenti e lavoratori che vengono affittati a prezzi calmierati.
Un appartamento è la dimora di don Virginio Colmegna, per 20 anni presidente della Casa della Carità e ora presidente di Son. "Qui – spiega – si pensa non solo al ‘dopo di noi’ ma anche al ‘durante noi’. Si è creato un clima di comunità, con anche volontari a disposizione delle famiglie. E siamo d’ispirazione: altri cittadini hanno l’intenzione di creare un villaggio simile anche in altre zone". Non manca l’apertura al territorio: sabato alle 11 verrà inaugurato il “Giardino in movimento“ promosso da Son e CBM Italia, dove le persone con o senza disabilità potranno coltivare insieme ma anche proporre attività culturali e ricreative. Scelte molte piante “autofiorenti“, "i cui semi trasportano altrove il materiale genetico della pianta, che può crescere in più posti" spiega Simona Ratti, giardiniera che ha attuato il progetto. I fiori saranno moltissimi. Tra questi, calendule, borragini e biancospini.
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