PIERO
Cronaca

A Natale benedizione solo su richiesta

Le parrocchie, per far fronte alla penuria di sacerdoti, hanno introdotto un sistema per velocizzare le benedizioni natalizie: bussare solo alle porte di chi espone un "contrassegno". Una decisione ragionevole che fa riflettere su come l'accoglienza venga travisata dietro le porte.

Lotito

È un mesetto che le cartolerie e i centri commerciali friggono al pensiero del

Natale. I Magi sono già in cammino sugli scaffali e nelle vetrine, e tutto il mondo del fervore natalizio è in ebollizione: le case editrici stampano libri sulla ricorrenza, le mercerie offrono calzini decorati con stelle comete, in molte caffetterie e librerie si vedono baristi e commessi con cappucci da Babbo

Natale o corna di renne fissate alle tempie. Come è ovvio, si pensa al

Natale anche nel luogo primariamente deputato: le chiese, le parrocchie, che hanno per tempo organizzato le tradizionali benedizioni natalizie, quel peregrinare di parroci e loro inviati tra le strade dei quartieri e nei condominii per impartire un segno in memoria del momento fondativo della Sacra Famiglia. La crescente penuria di sacerdoti costringe a limitare il servizio, per cui si ricorre a un avvicendarsi delle strade e delle abitazioni da visitare.

In qualche parrocchia si è deciso di ricorrere a un ulteriore sistema per ridurre i tempi delle visite: bussare alle sole porte di chi espone un "contrassegno" (così definito negli avvisi domenicali) appositamente distribuito, un foglietto che in poche parole esprime la volontà di quei padroni di casa di ricevere la benedizione. Una decisione certo ragionevole, che autorizza a immaginare quante volte alle bussate del sacerdote nessuno risponda o gli si chiudano i battenti. Inutile girarci attorno, le case dei milanesi non sono più abitate da soli cattolici o da famiglie ugualmente disposte a ricevere quel segno. Tenerne conto è saggio, eppure, in un momento come questo, nel quale sui muri o accanto ad alcune porte compaiono segni di distinzione, la necessità di apporre quel "contrassegno" fa riflettere su come il concetto di accoglienza venga travisato anche dietro quelle porte.