
La diplomazia contraria alla guerra e alla ricerca di pace. La scrittura sapiente che diventa introspezione. L’arte della danza che...
La diplomazia contraria alla guerra e alla ricerca di pace. La scrittura sapiente che diventa introspezione. L’arte della danza che è "preghiera". E la civiltà contadina che mette in salvo tradizioni e prodotti della terra. Compie 50 anni il premio Nonino e l’anniversario di mezzo secolo diventa occasione per tornare alle origini e celebrarne i valori. La giuria presieduta da Antonio Damasio ha scelto i vincitori 2025: il diplomatico, letterato e intellettuale Dominique de Villepin (nella foto), Nonino 2025, lo scrittore tedesco Michael Kruger (Internazionale Nonino), la "madre della danza contemporanea africana" Germaine Acogny (Maestra del nostro tempo), Ben Little e il vitigno Pignolo (Risit d’aur-Barbatella d’oro). Cerimonia di consegna il 25 gennaio alle 11 a Ronchi di Percoto nelle distillerie di famiglia.
Era il 29 novembre 1975 quando Benito e Giannola Nonino decisero di istituire il premio Risit d’Aur-Barbatella d’Oro. La coppia, che due anni prima aveva rivoluzionato il sistema di produrre e presentare la grappa, voleva richiamare l’attenzione sui preziosi vitigni autoctoni friulani che negli anni ‘70 erano in via di estinzione perché il loro nome non era inserito tra i vitigni autorizzati della regione. A 50 anni di distanza, il premio 2025 valorizza il lavoro di Ben Little e il vitigno Pignolo. "Irlandese di nascita e friulano di adozione", Ben Little "si innamora dell’antico vitigno friulano a bacca nera e gli dedica anni di studi e di ricerche. Nel 2023 fonda l’Associazione del Pignolo del Friuli Venezia Giulia che con oltre 34 soci è la più grande associazione di vignaioli nella regione".
Il premio riconosce il ruolo della diplomazia e di de Villepin che "con i suoi interventi lucidi e coraggiosi sugli eventi che segnano la nostra epoca, dall’Ucraina a Israele, a Gaza e non solo, fa comprendere, senza polemica violenta, tutta la drammatica situazione internazionale. Il suo è un vibrante appello a non rassegnarsi all’inevitabilità della guerra e al ricorso alla forza".