Milano, 18 novembre 2016 -
LA LETTERA
SONO SORDO dall’età evolutiva, ora ho 75 anni. Ho assistito alla commedia Tv “La classe degli asini”, ne sono rimasto costernato! Dopotutto, se anche oggi in talune scuole materne e in ospizi per anziani succedono fatti simili, anche un tempo in alcune scuole speciali potevano esserci inservienti malvagi, ma credo che fare di tutta l’erba un fascio sia pure questa malvagità. Le scuole speciali, come io le ricordo, erano esemplari, come quelle dei sordi e dei ciechi, che ho potuto verificare. Cav. Uff. Marco Luè
LA RISPOSTA COMPRENDO L’ AMAREZZA. Il film tv “La classe degli asini” s’ispira a una vicenda reale: una madre insegnante con un figlio disabile che combatte per l’inclusione, in un Paese ancora impreparato a confrontarsi con la diversità. Le classi differenziali o “speciali” erano rivolte principalmente a soggetti che oggi definiamo “diversamente abili” o con bisogni specifici di apprendimento. Diverso il caso delle scuole speciali per non vedenti e sordi, rispondenti a tecniche, anche di insegnamento, specifiche, con personale qualificato. Il 1977 ha segnato la svolta: chiusura delle classi differenziali e progressivo smantellamento delle scuole speciali. La legge 104/92 ha poi sancito il processo d’integrazione di ogni forma di “diversa abilità” all’interno delle classi di cosiddetti “normali”, con la garanzia di insegnanti di sostegno specializzati. Legge di ampio respiro che, però, si è risolta spesso in reali difficoltà per i bambini “diversamente abili”, non supportati sempre in modo adeguato. Purtroppo la fiction non è mai realtà. sandro.neri@ilgiorno.net