Uccise la zia a coltellate Assolto per infermità mentale Dovrà curarsi per dieci anni

Per Andrea Cusaro, 28 anni, il verdetto arriva dopo una lunga guerra di perizie in Tribunale. La pm lo ritiene "lucido e mai pentito", ma la Corte ha concordato con la psichiatra della difesa

di Stefano Zanette

Assolto per infermità mentale. Andrea Cusaro, 28 anni, dovrà però essere curato, per dieci anni, in una Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems). Si è concluso così il processo di primo grado per l’omicidio di Gabriella Cusaro, ex farmacista 77enne uccisa a coltellate nella notte dell’11 giugno 2021 nella sua villa in via Cerca a Landriano, dove aveva ospitato anche il nipote che ha poi confessato il delitto. Arrestato dai carabinieri della Compagnia di Pavia, il giovane è da allora recluso a Torre del Gallo, dove aveva già iniziato un percorso di psicoterapia. Ma ora dovrà essere trasferito in una struttura idonea. Il processo a suo carico si era aperto nel luglio 2022 ed è stato incentrato soprattutto sulle perizie, per alcuni aspetti contrastanti, con lo psichiatra nominato dal Tribunale, Pietro Caronna, che aveva valutato Andrea Cusaro in grado di sostenere il processo, pur riscontrando un disturbo di personalità che avrebbe condizionato la sua capacità di intendere e di volere al momento del delitto.

La difesa del giovane si era affidata alla psicologa criminale Isabella Merzagora, puntando sull’infermità totale e facendo emergere uno stato psichico con elementi di aggressività e ossessioni che alla fine si erano rivolte contro la zia. Nella sentenza pronunciata ieri dalla Corte d’Assise presieduta dal giudice Elena Stoppini, l’imputato è stato assolto proprio per infermità mentale.

"La Corte ha riconosciuto l’incapacità di intendere e di volere al momento del delitto – conferma il difensore, Maria Francesca Fontanella – Per questo siamo soddisfatti, anche se è comunque stata una vicenda con dolore da entrambe le parti, con la stessa famiglia coinvolta". Il padre di Andrea Cusaro è il fratello della vittima e già in avvio del procedimento, in cui non si erano costituite parti civili, aveva sottolineato l’importanza solo delle cure per il figlio, al di là del verdetto. L’accusa, rappresentata dalla pm Valentina De Stefano, aveva chiesto la condanna a 24 anni di carcere, valutando l’imputato "lucido e mai pentito".

Ora si attende il deposito delle motivazioni della sentenza. "Una vicenda – aggiunge ancora l’avvocato Maria Francesca Fontanella – che riporta in evidenza l’importanza dei servizi di assistenza sul territorio per pazienti psichiatrici, specie se maggiorenni, quando si rifiutano di essere curati. Le famiglie non possono essere lasciate sole, perché simili tragedie non sono purtroppo rare".