Ragazza minorenne contesa, uccide il cugino: tragedia a Tavazzano

La lite e poi cinque colpi. L'omicida arrestato dopo che aveva provato a rapire la ragazza

La vittima, Amato Di Paola

La vittima, Amato Di Paola

Tavazzano (Lodi), 12 agosto 2019 - «Ho fatto una grossa c...». Sebastian Ganci, guardia giurata di 40 anni, si è sfogato così con la sorella, prima di consegnarsi alla polizia di Milano, che lo ha fermato. L’uomo ha ammazzato con tre colpi di pistola il cugino di primo grado, Amato Dipaola, 29 anni, al culmine di una lite scoppiata nel suo appartamento a Tavazzano, nel Lodigiano. E il movente è la gelosia, nei confronti di una diciassettenne romena che da qualche tempo frequentava Ganci, ma era finita anche al centro delle attenzioni della vittima. I cugini sono originari di Cerignola, cittadina in provincia di Foggia. Sebastian Ganci, che lavora come vigilante a Milano, vive da tempo nello stabile ex Aler in via Di Vittorio, periferia di Tavazzano.

Un uomo descritto dai vicini come «schivo», attento alla sicurezza tanto da aver installato telecamere e allarme. Amato Dipaola, invece, era arrivato nei giorni scorsi nel Lodigiano per fare visita al parente, che lo ospitava nell’appartamento frequentato anche dalla minorenne. La notte tra sabato e domenica Ganci è tornato a casa dopo il turno di lavoro, e attorno alle 6 è scoppiata la violenta lite con il cugino, sotto gli occhi della ragazza. Ha preso la pistola e ha sparato cinque colpi. Tre sono andati a segno. Il ventinovenne si è accasciato nei pressi della porta d’ingresso. Poi Ganci è fuggito in auto costringendo la giovane, terrorizzata, a seguirlo. Ha imboccato l’autostrada e si è diretto verso Sud, forse in un irrazionale tentativo di lasciare la Lombardia. Sarebbe stata la ragazza a convincerlo a farla scendere, evitando di aggravare ulteriormente la sua posizione.

L’uomo si è fermato alla stazione di servizio di Somaglia, dove ha lasciato la giovane, che ha dato l’allarme. Poi ha invertito la marcia e si è diretto verso Milano, dalla sorella. «Ho fatto una c...», ha detto alla donna, che ha chiamato il 112. Gli agenti hanno trovato l’uomo nella casa della sorella e lo hanno portato in Questura, assieme alla sua auto nera che è stata analizzata dalla Scientifica. Ganci è stato interrogato a lungo dal pm Andrea Fraioli e ha ammesso le proprie responsabilità. Nel frattempo i carabinieri hanno eseguito i rilievi e hanno raccolto le testimonianze. «Mi sono svegliata per un rumore – racconta una residente –, ma sono tornata a dormire, pensavo fosse solo un brutto sogno».