Lodi, stranieri in protesta: "Così la scuola è un salasso"

L’egiziano Hassan: solo per la mensa mille euro in più all’anno

Sami Hassan, con a sinistra Seber Gommar e a destra Abdelrahman El Said, esponenti dell’associazione Al-Rahma

Sami Hassan, con a sinistra Seber Gommar e a destra Abdelrahman El Said, esponenti dell’associazione Al-Rahma

Lodi, 23 settembre 2018 - Sami si sente discriminato. Per la prima volta, da quando 15 anni fa si è trasferito in Italia, il 39enne egiziano non potrà accedere alle agevolazioni sociali. Per la prima volta non riuscirà a coprire le spese scolastiche per la figlia più grande che frequenta la seconda elementare. Per lo stesso motivo non è riuscito a iscrivere all’asilo nido suo figlio di 3 anni perché la spesa per un servizio del genere, pagato a prezzo pieno, si aggira intorno ai 600 euro al mese. Troppo per una famiglia con un reddito da operaio medio, con tre figli a carico (il più piccolo è appena nato) e con tutte le normali spese familiari da sostenere.

Sono questi i motivi che l’hanno portato a partecipare alla protesta organizzata dall’associazione culturale Al-Rahma del 14 settembre scorso in piazza Broletto. Tutti sotto il Comune a chiedere alla Giunta di centrodestra di rivedere la stretta sui servizi sociali. La maggioranza in Consiglio aveva infatti approvato il 5 ottobre del 2017 il nuovo regolamento per l’accesso alle agevolazioni sociali che prevede l’obbligo per i cittadini extracomunitari (circa 4.200 in città) di presentare, se vorranno ottenere esenzioni valide per la scuola pubblica o essere inseriti nelle liste per gli alloggi popolari, non una semplice autocertificazione ma un documento, autenticato dalle autorità consolari del loro Paese d’origine, che attesti la situazione patrimoniale.

Un vero dramma per Sami che, conti alla mano, dovrà spendere oltre 1.000 euro, tra mensa scolastica e spese varie per mandare la figlia a scuola. «Ho sempre pagato quello che il Comune chiedeva – racconta Sami Hassan –. Senza le agevolazioni per l’Isee dovrò pagare circa 3 euro in più ogni giorno nel buono pasto per la mensa scolastica. A casa porto solo il mio stipendio. Mia moglie non lavora e abbiamo tre figli, uno appena nato. Chiedo solo di poter continuare a pagare la cifra che ho versato fino allo scorso anno».

Sulla questione è in corso una battaglia legale. Il 6 novembre i consiglieri comunali del Partito democratico, Movimento Cinque Stelle e i civici 110&Lodi, Gendarini sindaco, Lodi civica e Giuliana Cominetti, oltre agli esponenti di Lodi comune solidale, insieme alle associazioni Asgi, la onlus per gli studi giuridici sull’immigrazione, e Naga, che si occupa di integrazione, chiederanno al tribunale civile di Milano di sospendere il provvedimento. «Speriamo di trovare una soluzione a questo enorme problema – dice il 39enne egiziano –. In queste settimane ho sentito molto la vicinanza di tanti lodigiani. Sono grato per la grande solidarietà che hanno dimostrato nei nostri confronti».