
Da sinistra Mariano Savastano, il prefetto Patrizia Palmisani e il capo di gabinetto Francesco Ramunni
Sant'Angelo Lodigiano, 29 settembre 2015 - Il viceprefetto Mariano Savastano è stato nominato commissario del Comune di Sant’Angelo Lodigiano. Svolta a tempo di record alla guida di palazzo Delmati. Ieri attorno alle 13 il prefetto Patrizia Palmisani, dopo aver attentamente esaminato lo stato in cui versa il Municipio lodigiano, ha ufficializzato la decisione di affidare al viceprefetto Mariano Savastano la gestione provvisoria del Comune in attesa delle prossime elezioni.
A tre giorni dal terremoto politico scaturito dalle clamorose dimissioni del sindaco Domenico Crespi, 67 anni, dopo vent’anni di governo cittadino (l’ultimo iniziato dopo la vittoria elettorale a maggio 2012), a cui sono seguite quelle di undici componenti della maggioranza crespiana in Consiglio per protesta contro la decisione della prefettura di assegnare sei profughi in una struttura privata di Sant’Angelo, l’allarme sembra rientrato.
Adesso la «patata bollente» è nelle mani del nuovo commissario prefettizio, che avrà tempo almeno fino a sabato 10 ottobre per provare a rimettere in ordine i conti in cui versano le casse comunali, così come è stato richiesto dalla Corte dei conti e dal Ministero. Un «buco» di quasi 2 milioni di euro che potrebbe essere rattoppato attraverso l’approvazione degli equilibri di bilancio.
Intanto continua la bagarre politica. A non convincere le liste di opposizione sono le motivazioni che avrebbero spinto Crespi a lasciare la poltrona. "Il sindaco dimissionario Domenico Crespi non ha lasciato per sei profughi (perché sono sei non otto) – fa notare Luisella Lunghi, esponente della lista Sant’Angelo Viva –, ma perché era ed è consapevole di non avere più nessuno pronto a sostenerlo in questa fase molto critica. In questi tre anni e mezzo che ho passato tra i banchi del Consiglio ho visto assessori e consiglieri di maggioranza defilarsi persino nelle cerimonie religiose ufficiali alle quali ho sempre partecipato. Da esperto politico ne era ben conscio, conosce bene i suoi consiglieri, è perfettamente a conoscenza che la pugnalata alle spalle sarebbe arrivata e quindi ancora una volta li ha preceduti cogliendo al volo l’occasione di dimettersi con un gesto teatrale di protesta contro lo “strapotere” della prefettura".