Lodi, Pronto soccorso devastato: "Torni il presidio fisso della polizia"

Solidarietà a medici e infermieri dopo i danni causati da un paziente. Il sindacato Siulp: fatto grave e inaccettabile

Lodi - ​Solidarietà, su più fronti e richiesta della riapertura di un posto di polizia, per l’ospedale Maggiore di Lodi. Gli interventi arrivano dopo l’episodio avvenuto nella notte tra mercoledì e giovedì quando un 40enne ha dato in escandescenza al Pronto soccorso.

L’uomo, soccorso con un’ambulanza in città bassa e poi accompagnato per accertamenti all’ospedale di Codogno, ha rifiutato le cure impartite e iniziato a lanciare e prendere a calci ciò che trovava. Sono volate a terra siringhe, attrezzature, un costoso ecografo da 50mila euro, arredi e persino bombole dell’ossigeno. Solo l’intervento della polizia, allertata dal personale sanitario, ha messo fine alla sua reazione.

Felice Romano, segretario Nazionale del Siulp, sindacato di polizia chiede l’istituzione di nuovi presidi della Polizia di Stato, "in grado di contrastare questa insana deriva". "L’aggressione al Pronto soccorso di Lodi – aggiunge – è un fatto gravissimo, inaccettabile poiché, oltre al danno economico causato, è stato interrotto un servizio di pubblica emergenza, costringendo i cittadini in attesa di cure a scappare. Ciò che fa arrabbiare di più è che i medici e infermieri, già duramente impiegati in prima linea per aiutare le persone, hanno dovuto subire anche l’aggressione, mettendo in pericolo tutti. Esprimo il mio più vivo compiacimento e ringraziamento per l’ottimo intervento delle volanti".

Per il sindacalista "non è colpa dei giudici, che applicano la legge, bisogna rivedere le leggi, è necessario che chi devasta un Pronto soccorso ed aggredisce i medici o infermieri venga arrestato, anche fuori dalla flagranza, processato e condannato subito. E se una persona è affetta da disturbi psichiatrici, bisogna fare in modo che non torni in libertà, senza aver intrapreso un percorso di recupero e riabilitazione in una casa di cura".