
Elena Maria Eugenia Florio è medico capo della polizia di Stato a Lodi e responsabile della Formazione sanitaria
La polizia di Stato investe molto sul soccorso pubblico e la formazione sanitaria: "Così abbiamo salvato due vite in altrettanti mesi". Parola di Elena Maria Eugenia Florio, medico capo della polizia di Stato e responsabile della Formazione sanitaria degli agenti della Questura di Lodi. "Nell’ultimo biennio sono stati 122 i poliziotti lodigiani che hanno partecipato al corso di formazione Base Life Support Defibrillation sull’uso del defibrillatore e sulle manovre di rianimazione cardiopolmonare organizzato dalla Questura", spiega il medico.
E in soli due mesi già altrettanti agenti in servizio a Lodi hanno salvato vite, intervenendo con le manovre necessarie. "Fa parte del soccorso pubblico", sottolinea orgogliosa Florio, precisando che "il corso è strutturato in un’unica giornata e in due sezioni: la parte teorica sul primo soccorso, per capire cosa può fare in questo campo un non professionista, oltre ad attivare i soccorsi sanitari; la seconda parte è pratica". "Il 26 aprile – racconta il vice ispettore Marco Nunzio Di Noia, responsabile del Gabinetto provinciale della Scientifica – ero libero dal servizio a Verona, in vacanza con la famiglia. Ho praticato il massaggio cardiaco a un uomo colto da malore, concorrendo a salvargli la vita. L’italiano soccorso, di 39 anni, aveva un colorito molto pallido e ha perso conoscenza, appoggiato su una sedia, attorniato dai propri familiari. Mentre arrivava l’ambulanza e in continuo contatto telefonico con il personale sanitario, dopo aver controllato che le vie respiratorie non fossero ostruite, ho praticato la manovra e ha quindi ricominciato a respirare. Mi ha afferrato il polso chiedendomi chi ero. Gli ho risposto “Un amico“, felice di vedere sollevati anche i suoi bambini".
Invece il 14 maggio Corrado Piccione, anche lui vice ispettore, ha salvato la vita di un’anziana di 86 anni colpita da una crisi respiratoria accidentale. "Un pezzo di toast le aveva occluso le vie respiratorie e mentre due cameriere stavano cercando di aiutarla, sono intervenuto. Ho messo in pratica quanto imparato durante i corsi e eseguito le prime manovre del caso. Sfortunatamente la procedura iniziale, più leggera, pur ripetuta due volte, non ha avuto buon esito. A quel punto, seppur preoccupato per le possibili conseguenze di una manipolazione più intensa, vista la corporatura esile della signora, ma temendo un peggioramento, ho deciso di praticare la famosa manovra di Heimlich".
Fortunatamente alla prima compressione del diaframma la signora è riuscita a espellere il corpo estraneo e ha ripreso a respirare. La paura si è trasformata in un abbraccio e tutto si è risolto. "Noi siamo amici delle persone e poterle salvare lascia una pienezza nel cuore incredibile", conclude Di Noia.