TIZIANO TROIANELLO
Cronaca

Lodi, intervento record al Maggiore: pacemaker senza fili per una 82enne

Il dispositivo pesa solo due grammi e si installa con un’incisione nella gamba e in anestesia locale. La paziente, per le sue particolari condizioni cliniche, non poteva ricevere un impianto standard

Una sala operatoria

Una sala operatoria

Un pacemaker che pesa solo 2 grammi ed è poco più grande di una pillola, è stato posizionato nel cuore di una signora di 82 anni che, per le sue particolari condizioni cliniche, non poteva essere sottoposta a un impianto di pacemaker standard. L’intervento, eseguito il 17 ottobre scorso dall’équipe di Emodinamica ed Elettrofisiologia dell’Ospedale Maggiore di Lodi, d’ora in avanti amplierà le possibilità di trattamento per i pazienti del Lodigiano affetti da anomalie del ritmo cardiaco presi in carico dalla Struttura Complessa di Cardiologia diretta dal dottor Pietro Mazzarotto.

A differenza del pacemaker tradizionale con elettrocateteri, l’innovativo dispositivo in titanio, leggerissimo, viene posizionato grazie a una procedura mini-invasiva che si esegue per via percutanea (basta solo una piccola incisione nella gamba) e in anestesia locale. Il pacemaker senza fili, inserito in un tubicino flessibile, viene fatto avanzare attraverso la vena femorale fino a raggiungere la cavità cardiaca dove, una volta correttamente posizionato, viene “sganciato” e programmato per consentire al cuore di battere regolarmente.

L’intervento dura generalmente un’ora e i pazienti poi possono essere dimessi dall’ospedale dopo circa 24-48 ore, riprendendo così le proprie attività abituali nel giro di pochi giorni. "Il cosiddetto “pacemaker leadless” è un sistema innovativo di stimolazione cardiaca che è un’importante alternativa in alcuni pazienti selezionati - spiega il dottor Luca Poggio, lo specialista in elettrofisiologia che ha eseguito l’intervento insieme ai colleghi dell’équipe, tra cui il dottor Francesco Villella di recente entrato a far parte del team –. Si tratta mediamente di pazienti fragili, per esempio con alto rischio infettivo, o di persone che presentano particolari condizioni anatomiche". In questo specifico caso, di cui esistono pochissimi esempi in letteratura, è stato scelto di utilizzarlo a causa dell’anatomia complessa della paziente e della sua storia clinica pregressa caratterizzata da diverse procedure cardiochirurgiche che hanno inficiato la fattibilità della tecnica standard.

Il vantaggio, in generale, è dato dal fatto che si tratta di uno stimolatore molto piccolo che, se adeguatamente collocato, ha un’autonomia di almeno 10 anni ed è ottimamente tollerato. Se il decorso è regolare, il paziente viene controllato dopo circa un mese dall’intervento e poi viene sottoposto a controlli periodici una volta l’anno. Come sottolinea il dottor Mazzarotto "l’impianto di questo dispositivo, che rappresenta una delle frontiere più avanzate della moderna elettrofisiologia, è un’altra tappa importante del piano di sviluppo che, con l’ingresso del dottor Luca Poggio nella nostra équipe, abbiamo avviato da inizio anno per questo settore della cardiologia".

Da gennaio a oggi, infatti, sono stati eseguiti 309 impianti totali, in crescita di oltre il 50% rispetto ai 200 effettuati nell’intero 2022. Per il prossimo anno si stima un raddoppio delle procedure di elettrofisiologia rispetto al 2022. "Sono molto soddisfatto, questa nuova procedura che ci permette di rispondere in maniera sempre più efficace ed adeguata ai bisogni di salute dei cittadini che si rivolgono all’Asst di Lodi" conclude il direttore generale dell’Asst di Lodi, Salvatore Gioia.