Ospedale senza Oncologia Presentata una denuncia

Il sindacato Fisi si rivolge ai carabinieri e alla Procura: chiediamo rispetto. Una decisione di questo tenore rischia di avere ripercussioni pesanti

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Spazi non adeguati e file di persone in attesa e la minoranza di Tutti per Casale ieri mattina, durante la seduta di Consiglio counanale, ha chiesto all’esecutivo di prevedere spazi per un poliambulatorio dove poter accogliere i medici di base all’interno del vecchio ospedale con un contestuale servizio di prenotazione condiviso e spazi di attesa, attingendo a risorse di bilancio non ancora impegnate. "Avevamo pensato anche noi ad una struttura straordinaria, una tensostruttura, ma i medici ci hanno risposto che non ci sono emergenze di questo tipo" ha risposto il sindaco Elia Delmiglio.

Inoltre in aula, sono divampate polemiche per le frasi del direttore generale di Asst, Salvatore Gioia in audizione mercoledì sera in Commissione ospedale. "Spiace constatare che il nosocomio di Casale non sarebbe un vero ospedale e che nessuno dell’amministrazione abbia chiesto al direttore un chiarimento delle parole pronunciate" hanno detto gli esponenti del Comitato civico ospedali. E le acque sono agitate anche per la prospettata chiusura del reparto di Oncologia dell’ospedale di Casalpusterlengo con la possibile riapertura nell’ospedale di Codogno. Sarebbe una grande rivoluzione per la sanità del Basso Lodigiano ed è forte la preoccupazioni tra i sindacati. Secondo quanto riferito dal direttore Gioia sempre durante la Commissione sanità di Casalpusterlengo, è in corso una valutazione per la riapertura a Codogno dei dieci posti letto della degenza oncologica chiusi con l’emergenza Covid nell’ospedale di via Fleming. Il sindacato Fisi che sulla vicenda ieri ha già presentato una denuncia ai carabinieri e che si prepara a presentarne un’altra in Procura a Lodi domani. Oltre all’Oncologia, infatti, a rischio c’è anche la riapertura della Radioterapia di Casalpusterlengo, chiusa da poche settimane (restano però attivi i controlli e le prime visite, mentre per le cure si prosegue all’ospedale di Cremona). "Ci batteremo per evitare la chiusura della degenza oncologica di Casale – afferma il sindacalista Fisi, Gianfranco Bignamini –. L’Asst di Lodi avrebbe dovuto parlarne con noi prima di prendere una decisione di questo livello che rischia di avere enormi ripercussioni sulla sanità lodigiana. Radioterapia, già chiusa da settimane, e ora la chiusura di Oncologia, sono un colpo troppo duro per i malati lodigiani. Chiediamo rispetto".

Mario Borra

Carlo D’Elia