Maxi rimborsi, dipendenti Asst in ansia

Lodi, in sospeso le situazioni di una trentina di persone cui è stato chiesto di restituire soldi per i giorni di malattia

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di Carlo d’Elia

"Noi malati dobbiamo pensare a cure, controlli, visite e anche a questa storia: chiediamo chiarezza all’Asst". Subito dopo lo scoppio del caso, a marzo 2021, l’azienda aveva promesso una valutazione caso per caso. Un’attività lunga che l’Asst di Lodi ha intrapreso iniziando a incontrare singolarmente gli ex dipendenti travolti dalla vicenda rimborsi. A oggi però tutto tace. In sospeso ci sono le vite di una trentina di persone, tra cui medici, oss, tecnici, amministrativi e infermieri malati e che furono costretti a casa per le terapie salvavita, spesso a causa di tumori, tra il 2002 e il 2016. In quel periodo avevano ricevuto sul proprio conto lo stipendio intero, in applicazione dell’articolo 11 del contratto dedicato alle patologie gravi che richiedono terapie salvavita. Poi nel 2017, quella che allora si chiamava Azienda ospedaliera (oggi Asst), si è accorta che per l’applicazione di quell’articolo non serviva solo il certificato del medico di famiglia, ma ci voleva anche quello del medico ospedaliero e ha cambiato le regole. E così a fine marzo scorso tutti gli ex dipendenti coinvolti hanno ricevuto una lettera di Asst con la quale venivano invitati a versare entro due settimane l’intera somma dovuta. Cifre tra i 7 e i 70mila euro da restituire. Poi la dura reazione dei sindacati Confsal e Fisi, e l’apertura a una trattativai.

Come nel caso della 52enne, che dal 2002 lotta contro un tumore dell’ipofisi, invalida al 100%, ex logopedista nel centro dell’Asst di via Papa Giovanni XXIII a Lodi, che ha chiesto e ottenuto la pensione anticipata da luglio 2019. La donna avrebbe dovuto restituire 31mila euro, cifra che però ha dimostrato di aver incassato correttamente. Subito dopo la vicenda, la scorsa primavera, la donna aveva fornito all’ufficio legale dell’Asst di Lodi tutta la documentazione che aveva, compreso il certificato del medico specialista del Policlinico di Milano che l’aveva in cura dal 2002. "Non sappiamo nulla sulle valutazione e sugli esiti – spiega la donna –. Non si capisce nemmeno se la problematica decade dopo un tempo oppure resta in vigore finché vuole l’Azienda. Aspettiamo novità anche perché in questo modo viviamo come sospesi".