PAOLA ROBERTA ARENSI
Cronaca

Il sindaco di Massalengo si converte al consumo zero di suolo, stop a insediamenti che si “mangiano” i terreni agricoli

Sul banco degli accusati del piccolo Comune finiscono le aziende della logistica. “Se creano buone opportunità di lavoro e stipendi adeguati ok, sennò sono solo problemi per le realtà”

Il settore della logistica "ingolosisce" i Comuni per gli oneri di urbanizzazione che generano

L’area delle logistiche nel centro lodigiano di Massalengo

Massalengo (Lodi), 16 settembre 2024 – “Logistiche? Nei luoghi giusti e con buone opportunità lavorative per il personale sì, per il resto, tanti problemi a carico dei Comuni”. È in sintesi il pensiero del sindaco di Massalengo Severino Serafini, consigliere comunale dal 2004, due volte primo citadino e che ha quindi vissuto l’arrivo delle logistiche, il loro consolidamento sul territorio e le problematiche relative. Nel suo Comune alle porte di Lodi, che oggi conta 4.598 abitanti, ci sono due comparti: il primo, costruito alla fine degli anni ’80 e nella seconda parte degli anni ’90, che divide Massalengo da Motta Vigana, dove ci sono 3 logistiche; il secondo comparto è nato a metà dei primi anni 2000 in zona Postino (prende il nome da cascina Postino) , tra Massalengo e Borghetto Lodigiano e cade in parte su Villanova del Sillaro (dove c’è il ponte dell’autostrada).

“Inutile negarlo, quando si presentò l’opportunità di edificare il secondo comparto, prettamente logistico (il primo ha dentro artigianale, commerciale e industriale), l’espansione è stata vista da tutti come un’opportunità - ricorda -. Nel 2004 e 2005, in pieno boom edilizio, i piccoli Comuni a ridosso di Milano e Lodi hanno avuto una crescita importante. Massalengo nella prima decade del 2000 è passato da 3.000 a 5.000 abitanti. Un’opportunità, quindi, di rinascita. L’agricoltura non veniva infatti vista più come elemento primario per soddisfare bisogni economici e lavorativi del territorio. E pochi prospettavano problemi viabilistici”.

Una manifestazione contro l'insediamento di un polo logistico a Lacchiarella, nel Milanese
Una manifestazione contro l'insediamento di un polo logistico a Lacchiarella, nel Milanese

La “presa d’atto”

Oggi la realtà: “Va detto che queste logistiche portano spesso lavoro di bassa specializzazione, con rapporti economici marginali, che attraggono solo le fasce più deboli della popolazione, tra cui la forte componente migratoria che in questi anni ha contraddistinto i piccoli centri immersi nella campagna. In sostanza osserva - non guadagnano abbastanza per mantenere le proprie numerose famiglie e bussano alle porte dei municipi. Inoltre la tangenziale, che l’area doveva portarci in dote, non è arrivata per un legittimo ricorso degli agricoltori. C’è anche un elemento di “disgregazione sociale: sono arrivate persone straniere in cui lavora solo il marito, con tanti figli, faticano a integrarsi. A distanza di 20 anni il rapporto benefici-problematiche, pende da quest’ultima parte”.

Gli oneri che rimpinguano le casse 

Gli oneri nelle casse comunali sono comunque arrivati. Ma Serafini sottolinea: “Erano stati usati per fare diverse opere pubbliche, come la scuola elementare del 2009, opere viabilistiche e l’ ammodernamento del sistema idrico del territorio. Ma ora ora quelle opere cominciano a richiedere manutenzioni. In conto corrente le spese sono in aumento, gli oneri finiscono e la disgregazione sociale incide sul bilancio del Comune”. Da qui la scelta politica del consumo zero di suolo: “Nel 2019 ho preso una decisione in controtendenza: avevamo 350mila metri quadrati di terreni in trasformazione, ma abbiamo stabilito che nessuno può trasformare un terreno da agricolo a costruttivo”. Tuttavia, “la logistica - conclude Serafini - non va demonizzata. Può essere utile, con una strategia urbanistica di buon senso. In zone strategiche che non impattano sulla comunità e garantendo posti di lavoro di un certo valore”.