Mamma e figlia intossicate dal monossido

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Terzo caso da intossicazione da monossido di carbonio negli ultimi dieci giorni sul territorio: nella notte tra sabato e domenica, attorno all’una, infatti, è scattata la mobilitazione per soccorrere una mamma di 40 anni e la figlia di soli sette anni di origini marocchine residenti nel complesso cascinale Faruffina che si affaccia sulla provinciale 108, tra Codogno e la località Cavacurta del comune di Castelgerundo. Sarebbe stato il padre, rientrato in casa, a trovare le due donne a riverse a terra in stato di semi incoscienza. L’uomo, dopo i primi attimi di choc, ha subito chiamato i soccorsi e sul posto sono intervenuti l’ambulanza del 118 e il servizio dell’Ats: i sanitari hanno subito riscontrato i sintomi tipici da inalazione del gas killer e, dopo le prime cure sul posto e l’accertamento che nel sangue vi erano tracce di monossido, mamma e figlia sono state trasferite all’ospedale e successivamente presso la camera iperbarica di Fidenza per un trattamento di ossigenoterapia. Sul posto sono sopraggiunti anche i carabinieri per effettuare un sopralluogo. Fortunatamente il capofamiglia è entrato in tempo e i soccorsi sono stati immediati: il prodotto della combustione infatti è inodore, insapore e non irritante e si insinua in maniera subdola negli ambienti, saturandoli. L’avvelenamento genera come primi sintomi mal di testa, nausea e stato confusionale, ma può portare anche alla morte. Morte che può sopraggiungere anche senza sintomi se il monossido si sprigiona mentre si sta dormendo. Resta da capire, per il caso della cascina Faruffina, cosa abbia sprigionato il gas venefico nell’aria: ovviamente sono state effettuate le verifiche sugli impianti per capire se ci fossero guasti e se tutto era o meno nella norma. Alla fine dello scorso mese di ottobre, era stato riscontrato il primo caso della stagione autunnale ad Ospedaletto Lodigiano in via Ada Negri con una coppia finita in ospedale dopo aver accusato malessere (anche loro avevano dovuto essere sottoposti ad un trattamento in camera iperbarica al Niguarda), mentre il secondo episodio era stato riscontrato a Massalengo in via Grandi con vittima una donna di 90 anni finita all’ospedale per aver inalato monossido sprigionatosi, forse, dalla caldaia.

Mario Borra