Lodi, ripescato senza vita nel fiume Adda: "Macché suicidio, chi sa parli"

L’appello di Sergio Rozza, migliore amico del 34enne Giorgio Medaglia

Sergio Rozza era amico di Giorgio Medaglia, trovato morto nell'Adda

Sergio Rozza era amico di Giorgio Medaglia, trovato morto nell'Adda

Lodi, 14 ottobre 2020 - «Giorgio era come un fratello per me: è un dolore difficile da rimarginare. Chi sa qualcosa aiuti le indagini". A lanciare l’appello è Sergio Rozza, 48 anni, residente a Lodi, il migliore amico di Giorgio Medaglia, il 34enne lodigiano residente all’Albarola, scomparso da casa il 28 giugno scorso e ritrovato senza vita nell’Adda il 3 luglio. Anche lui, come la madre della vittima Ombretta Meriggi, non crede al suicidio del povero Giorgio che proprio con lui aveva un appuntamento il giorno dopo la scomparsa.

«Ci saremmo dovuti incontrare il 29 giugno alle 10 del mattino - racconta Sergio –. L’appuntamento, come quasi sempre accadeva, era a casa sua. Quando ho saputo della sua scomparsa non riuscivo a crederci. E’ una stata una cosa tremenda. Con Giorgio avevo un rapporto speciale che durava da tre anni. Parlavamo di tutto: dal cinema allo sport".

Le parole di Sergio, che aveva conosciuto Giorgio al Centro psicosociale di Lodi, che entrambi frequentavano, sono finite nel fascicolo aperto dagli inquirenti sulla vicenda di Medaglia, insieme a quelle della mamma Ombretta, che finora ha fornito una serie di elementi molto utili per tenere alta l’attenzione sulla morte del figlio. A non convincere gli inquirenti sono soprattutto gli esiti dell’autopsia sul corpo di Giorgio, dove sarebbe emersa la presenza di alcol (un grammo per litro) nel sangue del 34enne: un dato strano perché Giorgio non beveva alcolici. Per questo durante l’ultimo sopralluogo all’interno dell’abitazione della famiglia Medaglia, gli inquirenti hanno esaminato anche la credenza senza trovare tracce di alcolici. E’ possibile, quindi, che la vittima prima di finire nel fiume avesse bevuto in compagnia. "Giorgio non beveva alcolici e posso confermarlo con sicurezza", assicura Sergio che da quando il suo amico è scomparso sta vivendo con grande difficoltà.

«Giorgio era come una parte di me - dice il 48enne . Con lui trascorrevo ogni giornata. Era una persona generosa e buona che non meritava questa fine. Tanto che al ritorno dalle vacanze al mare in Liguria si era offerto di pagarmi una visita di controllo per il mio ginocchio che ha problemi. Non si sarebbe mai potuto suicidare in quel modo". Per gli inquirenti resta il mistero di cosa è accaduto la sera di domenica 28 giugno quando Giorgio era uscito in motorino alle 21.30. Dal motorino ritrovato vicino al fiume, e che un testimone sostiene che sarebbe stato portato non dal 34enne ma da un ragazzino sui 15 anni, con la maglietta bianca e fisico esile. Alla scoperta dei due caschi, uno, probabilmente quello rosso integrale del 34enne, a cui si aggiunge un terzo casco, sequestrato per essere analizzato.