
La camera mortuaria dell’ospedale di Codogno
Codogno, 20 agosto 2015 - E' un corteo funebre quello che tocca ai feti in uscita dall’ospedale di Codogno. In una cassettina di legno, appoggiati sul portapacchi di una bicicletta, o adagiati nel bagagliaio delle auto private degli addetti alla camera mortuaria dell’ospedale cittadino, arrivano così fino al cimitero. La denuncia arriva dagli stessi dipendenti ed è stata formalizzata dal sindacalista Gianfranco Bignamini (Fsi-Usae Federazione Lodi) in un esposto alla Procura della Repubblica di Lodi, ai Nas di Milano e al ministero della Salute, contro l’azienda ospedaliera di Lodi.
Sembra che gli addetti si siano visti negare più di una volta dal direttore sanitario e dall’ufficio infermieristico la possibilità di usare un’auto di servizio per assolvere a questo pietoso compito, essendo così obbligati ad arrangiarsi e spostarsi con mezzi propri: in auto, in moto, perfino in bici. E così, con la scatolina di legno, gli addetti coprono la distanza che separa l’ospedale dal camposanto. Non solo feti, ci sarebbe anche altro materiale tra i trasporti eccezionali in uscita, in queste condizioni, dalla camera mortuaria. "Riteniamo ormai il vaso colmo delle pazzie in questo ospedale fatte dalla direzione sanitaria e dall’ufficio infermieristico», scrive Bignamini nel suo esposto. E tutto questo mentre «i dirigenti usano le macchine dell’azienda, in primis il direttore generale, che si fa accompagnare da un autista della cooperativa Copra".
"Non mi risulta che sia così», replica invece il dottor Valerio Tagliaferri, della direzione medica di Codogno e Casalpusterlengo. "Per questo tipo di servizi si usano le auto a disposizione dell’azienda ospedaliera. Non ho mai sentito di questo tipo di problema. Verificherò quanto prima".