CARLO D’ELIA
Cronaca

Lodi, vent'anni fa l'Adda sommerse la città

Il ricordo è ancora vivo. Rischio esondazioni azzerato entro il 2023

Lodi -  A quasi 19 anni di distanza nella mente di chi ha vissuto quei giorni drammatici, il ricordo è ancora vivo. Il 26 novembre 2002 Lodi venne sommersa dall’acqua. L’Adda esondò a 3,48 metri sul livello del mare, con interi quartieri coinvolti. "Milioni di metri cubi di acqua fango avevano messo in ginocchio una città sgomenta, inerme, davanti a quella furia - ricorda il responsabile del nucleo di Protezione civile di Lodi, Alberto Panzera -. Immediatamente ci eravamo portati nelle zone più colpite: campo Marte, l’area del Tribunale e l’Isola Carolina. Come volontari ci eravamo trovati davanti uno scenario allucinante con case devastate, box, scantinati, parcheggi con le auto completamente sommerse. La popolazione inerme, sgomenta e arrabbiata. E allora avevamo lavorato con le motopompe sino all’alba ininterrottamente. Ricordo che quella notte era venuto a trovarci l’allora sindaco Aurelio Ferrari che sconsolato e affranto era passato a ringraziarci". Per la Protezione civile di Lodi, che 19 anni fa aveva appena sei volontari (oggi sono quasi il doppio), è stato un impegno importante.

«L’emergenza durò qualche giorno, impiegando oltre a noi volontari di protezione civile, anche Croce Rossa, forze dell’ordine, vigili del fuoco, polizia locale e i lavoratori Astem per ripulire montagne di materiale accatastato sui marciapiedi - dice Panzera -. Posso assicurare che quei giorni non hanno nulla a che fare con il lavoro che stiamo svolgendo per l’emergenza Covid. Il virus è decisamente molto più pericoloso e ci obbliga a un’attività in costante tensione".

Sotto l’aspetto della sicurezza, a Lodi la situazione è completamente diversa (anche se il Piano d’emergenza comunale in vigore è aggiornato al 2011). Tutto grazie agli interventi messi in atto nel corso degli anni (come l’installazione di un sistema di paratie lungo l’argine), e all’impegno di Aipo, l’Agenzia Interregionale per il fiume Po, e della Regione che ha permesso progettare una serie di opere che metterà in sicurezza completamente la città entro i prossimi anni. Si tratta degli ultimi quattro lavori che permetteranno di ridurre quasi a zero il rischio esondazione. La consegna è prevista entro la metà del 2023 e permetterà una protezione di Lodi anche in caso di piena con tempo di ritorno di 200 anni (la stessa che devastò la città nel 2002).

A partire dal cantiere per l’innalzamento dell’argine in riva sinistra lungo via Sauro a valle del ponte sull’Adda, lo spostamento della ghiaia nell’alveo a monte, dove si è formata una penisola, l’apertura di una nuova campata sotto il ponte Napoleone Bonaparte e la realizzazione della chiavica alla roggia Molina. Proprio questo ultimo intervento, che prevede la pulizia completa dell’alveo e realizzazione di un sistema automatizzato di chiuse e pompe idrovore per assicurare il deflusso anche in caso di piena e precipitazioni eccezionali, è in fase di ultimazione da parte del Comune. Il piano previsto per la roggia Molina è da 1,6 milioni di euro. Un intervento che la Giunta Casanova ha varato in tempi record acquisendo tutti i pareri degli enti coinvolti, Parco Adda Sud e Anas compresi.