Emergenza senzatetto La stazione è un rifugio

I clochard si rannicchiano nella sala d’aspetto per ripararsi dal freddo. Cartoni e coperture di fortuna nell’ex fabbrica dismessa in via Mochi

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di Mario Borra

È ancora emergenza senzatetto in città. La sala d’aspetto della stazione ferroviaria, in questi giorni di festa, si trasforma in rifugio per coloro che non sanno dove andare a dormire e scelgono lo scalo di Codogno per fare tappa durante la notte, per poi proseguire nel loro viaggio spesse volte senza meta. Giovedì sera un uomo si è rannicchiato sul pavimento freddo, usando la propria borsa come cuscino e stringendosi tra il muro e le sedie del piccolo locale dove solitamente i viaggiatori attendono il treno in arrivo. Piccolo stratagemma per patire meno freddo.

Purtroppo la scena non è una novità e ormai da tempo la sala d’aspetto è utilizzata saltuariamente come dormitorio. Alcuni anni fa qualcuno installò un paio di tende canadesi per stare al caldo, mentre un paio di cittadini romeni avevano per giorni stabilito la propria dimora sempre dentro il locale d’attesa.

Ma la problematica è grave anche in altre zone della città: all’interno dell’ex fabbrica dismessa, stretta tra la stazione ferroviaria e via Mochi, la situazione è drammatica. All’interno vi sono almeno quattro persone, tra cui un minore, che vivono in condizioni inaccettabili.

Gli “inquilini“ avrebbero collocato cartoni e coperture di fortuna per tamponare porte e finestre ormai inesistenti nell’ala identificata come dormitorio. Tuttavia di notte fa parecchio freddo, nonostante al momento si siano registrate temperature sopra la media stagionale.

Proprio nell’ex stabilimento chimico, nei mesi scorsi, sono stati effettuati un paio di blitz da parte delle forze dell’ordine che avrebbero evidenziato la presenza dei clochard e quindi fatto emergere, in tutta la sua chiarezza, la problematica.

Nell’aprile dello scorso anno, dovettero intervenire i vigili del fuoco perché qualcuno vide un filo di fumo provenire proprio dal vecchio stabilimento di via Mochi: era il fuoco improvvisato di sei senzatetto, che lo avevano acceso per scaldarsi mettendo però fortemente a rischio la loro incolumità. Furono invitati a sgomberare l’area, ma il diktat cadde nel vuoto e l’area è sempre rimasta punto di riferimento per gli “invisibili“.

Pure all’interno dell’ospedale, nei sotterranei, era arrivata la segnalazione di bivacchi notturni.

Nel novembre 2021, infine, un clochard romeno morì carbonizzato in una baracca in mezzo ai campi in viale Manzoni, tra il cimitero e la chiesa di Caravaggio, vittima del tentativo di scaldarsi con bacinelle inzuppate di alcol, mentre nel gennaio 2019 un senzatetto, che aveva trasformato l’ex dancing Majorca nella sua dimora, morì in seguito a un violento litigio con un altro disperato.