
Teresa Conte
Lodi vecchio (Lodi), 18 novembre 2020 - «Il Covid Hotel? È come il paradiso". Niente vista mare o montagna. Anzi: dalla finestra si vedono solo capannoni. Eppure per chi arriva in ambulanza dopo giorni di ricovero in un ospedale, l’albergo da 25 camere di via Nazioni Unite, nella zona artigianale di Lodi Vecchio, appare come la meta più ambita, l’ultimo passo dopo aver attraversato un girone dantesco per chi è stato in Terapia intensiva, prima della guarigione, del ritorno a casa.
Così lo descrive, come il paradiso, dalla finestra della sua stanza, Teresa Conte, 60 anni, di Verano Brianza: "Qui, pur stando in isolamento in camera, ti senti protetta, assistita: è importante per riprendersi anche psicologicamente dopo l’impotenza provata contro questo mostro che è il Covid 19. Ci viene fornito tutto ciò di cui abbiamo bisogno, ci sentiamo proprio coccolate". Lavoratrice di una mensa scolastica Conte, 2 figlie e 3 nipoti, è stata a casa ammalata da sola con la febbre alta dal 23 ottobre all’1 novembre: "Mi hanno fatto il tampone dopo un settimana e comunque poi nessuno mi ha presa in carico. Stavo male, mi sono procurata un saturimetro, avevo dei valori molto bassi, così alla fine ho chiamato l’ambulanza. Mi hanno portata all’ospedale di Desio poi, nella notte, al San Gerardo di Monza dove ho ricevuto cure ed ossigeno, quindi, quando sono stata un po’ meglio, alla clinica Zucchi di Monza e ora al Covid Hotel. È stato un bene essere stata mandata qui, dove sono monitorata, e non a casa, da sola: sono debilitata, ho perso 7 o 8 chili e l’esperienza passata è stata brutta, non si può dimenticare".
«Anche adesso mi sveglio con la sensazione di avere in testa il casco con l’ossigeno, che ho avuto 10 dei 15 giorni trascorsi in Terapia intensiva al San Gerardo – ricorda Hena Leshi, 50 anni, italiana di origine albanese, di Monza, badante con una figlia infermiera – È stata un’esperienza terribile, arrivata in un momento in cui, come tanti, pensavo che forse si stesse esagerando un po’ con la pandemia. In 15 anni mai un’influenza. Quando il 19 ottobre sono risultata positiva, ho avvvisato io tutti i miei contatti: sono contenta di non aver infettato nessuno, a partire da mio marito e mio figlio, con il quale ero in casa i primi giorni di malattia. Qui al Covid Hotel siamo un po’ in solitudine, dobbiamo fare noi la pulizia della camera ma siamo monitorati quattro volte al giorno e trattati bene. Ho rischiato la vita e il peggio è passato. Ora spero solo di essere a casa per il 25 novembre quando anche il mio secondogenito si laureerà infermiere".
Ieri al Covid Hotel, gestito da Il Melograno di Segrate, erano ricoverate 15 persone, tutte in arrivo dal Milanese; altre due sono attese per oggi.