Coronavirus, a Codogno libertà amara: "Sacrifici inutili"

Delusione nel paese che per primo ha sperimentato la chiusura totale. Cittadini preoccupati dalla ripresa del contagio dopo la riapertura

Codogno, una persona con la mascherina

Codogno, una persona con la mascherina

Codogno (Lodi), 13 marzo 2020 - Il ’modello Codogno’ era ancora più duro. La zona rossa che era stata istituita nei dieci comuni del Basso Lodigiano dal 23 febbraio aveva regole ancor più stringenti rispetto a quella scattata ieri in tutt’Italia. E gli effetti positivi della misura ancora non si riescono a vedere con una netta linea di demarcazione. Una speranza si era accesa martedì quando a Codogno erano emersi zero nuovi contagi (un dato che però, si è saputo successivamente, doveva scontarsi col problema che quel giorno c’era stato con gli esiti dei tamponi). Ma il trend non è più stato confermato. Già mercoledì c’era stato un incremento di 10. E anche ieri un nuovo gradino all’insù, ancora di 10 unità (frutto del saldo tra nuovi positivi e persone guarite).

«Il comportamento dei residenti qui è stato molto responsabile, ma evidentemente non basta» testimoniano i sindaci dei comuni della prima zona rossa. Nel Basso Lodigiano il giro di vite era stato ancor più pesante. Immediatamente dopo la scoperta del ’paziente 1’ (la sera del 20 febbraio) la serrata è stata pressoché totale. Tutto chiuso già dal pomeriggio del venerdì. I sindaci della zona, con apposite ordinanze, avevano disposto che restassero aperti solo i piccoli negozi che vendevano alimentari. E così è stato per tutto sabato 22 con difficoltà persino a trovare il pane. Successivamente, da domenica (23 febbraio), è entrato in vigore il primo decreto del presidente del Consiglio. E hanno cominciato a riaprire i supermercati (inizialmente a turno), ma sono rimaste sbarrate tutte le altre attività: bar ovviamente, ma anche aziende piccole e grandi, banche, assicurazioni, tabaccai, edicole e uffici postali. Persino le fermate dei treni erano state soppresse. Se avevi bisogno di un ti dovevi arrangiare. Idem se ti rompeva una chiave nella serratura.

Decisamente misure drastiche e più pesanti rispetto a quelle a cui sono sottoposti ora tutti gli italiani. Tutto questo, unito alla raccomandazione di stare il più possibile in casa e di indossare sempre guanti e mascherine, dopo 15 giorni di sacrifici qualche minimo risultato positivo sembrava averlo portato. Almeno a livello di rallentamento dell’epidemia. Forse il massimo che si può pretendere adesso. Tanto per avere un’idea del fenomeno nel microcosmo dell’ex zona rossa lombarda si pensi che il 2 marzo i positivi al coronavirus risultavano essere 74 a Codogno, 101 a Castiglione d’Adda, 47 a Casalpusterlengo, 9 a San Fiorano, 9 a Somaglia, 13 a Fombio e 19 a Maleo. Eravamo nel pieno dell’epidemia e sembrava inarrestabile. Già due giorni dopo c’erano 114 casi a Codogno, 112 a Castiglione, 74 a Casalpusterlengo, 15 a Fombio e 21 a Maleo. 

Il 6 marzo eravamo a 149 contagiati a Codogno, 126 a Castiglione, 90 a Casale, 20 a Fombio, 12 a Somaglia e 24 a Maleo. Già da domenica scorsa, 8 marzo (quattordici giorni dopo l’isolamento totale), qualche migioramento: quattro casi in più nel giro di 24 ore a Castiglione (134 il totale), 11 in più a Codogno (170), 3 in più a Casale (100), uno a Fombio (22) e due a Maleo. Mercoledì poi 198 positivi a Codogno, 144 a Castiglione, 116 a Casalpusterlengo, 21 a San Fiorano, 23 a Somaglia, 27 a Fombio e 33 a Maleo. Infine ieri ci si è attestati a 208 a Codogno, 147 a Castiglione d’Adda, 123 a Casalpusterlengo, 22 a San Fiorano, 23 a Somaglia, 27 a Fombio e 36 a Maleo. «Quella varata dal Governo è una zona rossa annacquata – dichiara il sindaco di Codogno Francesco Passerini –. Rigida, ma annacquata. Capisco che non si possa chiudere completamente un Paese come l’Italia, ma fare di più credo sia doveroso». Intanto nel Basso Lodigiano, dove la paura è stata veramente toccata con mano e ancora oggi, nonostante i posti di blocco siano stati tolti, la gente continua a essere ligia al coprifuoco ed esce di casa il minimo indispensabile.