Coronavirus, "Tutto fermo, fateci ripartire": il grido del re dei biscotti Codogno

"Quando è partito l’allarme ci stavamo preparando al fine settimana. Costretti a buttare via tutto"

Carlo Cornali

Carlo Cornali

Codogno (Lodi), 28 febbraio 2020 - Due quintali e mezzo di Biscotti Codogno alla settimana. Sì, con la lettera maiuscola. Perchè le prelibatezze della pasticceria Cornali sono riconosciute con il marchio del Biscotto Codogno fin dal 1880, quando Angelo Cornali volle creare quello che vezzosamente venne riconosciuto più come pasticcino per un the tra i tavoli della borghesia codognese che un biscotto. Due strati di frollino che combaciano tra di loro al lieve sapore di cocco e vengono distribuiti in mezzo mondo. Ora, nel mezzo della bufera del virus che ha portato alla creazione di una zona rossa all’interno della quale tutte le attività imprenditoriali sono state chiuse, quei 250 chilogrammi di dolci racchiusi in scatole di cartone e di metallo sono fermi nel magazzino.

Uno dei simboli della città a livello dolciario e che sempre più spesso diventa l’ambasciatore della ‘codognesità’ nel mondo, non può più essere prodotto nel lasso di tempo della quarantena. "Ma c’è di più: oltre al danno economico di avere il negozio di vendita chiuso, ho dovuto buttare via tutta la materia prima che mi serviva per produrre i prodotti dolciari – spiega Carlo Cornali –. Quando è scoppiata l’emergenza ci stavamo preparando per il weekend, che è il momento in cui si lavora di più. È stato uno choc. Anche il prodotto finito è stato a malincuore gettato: 50 chili di crema pasticcera buttata via. Inoltre abbiamo avuto defezioni da ristoranti, pizzerie e locali pubblici, che di solito riforniamo con i nostri prodotti. Il danno è incalcolabile. Il nostro è un prodotto molto riconoscibile che porta il nome della città ovunque".

Cornali mette sul mercato anche la ‘cotognata’, un gelè a blocchetti zuccheroso derivante dalle mele cotogne, altro simbolo della città: "Raccogliamo venti quintali di mele all’anno a settembre per produrre un altro dei prodotti che ci caratterizzano", sottolinea Cornali, che per Casale produce invece i ‘calissoni’, biscotti con farina, burro, zucchero il cui segreto è la perizia e la pazienza nell’impasto. "Noi chiediamo che vi sia un intervento risolutivo e rapido perché le attività possano riaprire i battenti. Chissà, anche quando sarà finita questa situazione, cosa succederà. Dovremo rimboccarci le maniche più di prima, sperando che non ci identifichino come la ‘zona infetta’. Noi comunque teniamo duro e sappiamo che supereremo anche questa prova". Nei giorni scorsi, la pasticceria ha regalato frittelle ai ragazzi disabili della Cooperativa Amicizia come segno di vicinanza alla comunità. E di speranza di rinascita.