LAURA DE BENEDETTI
Cronaca

Coronavirus, il cuore di Bianca Balti:"Aiutate la mia Lodi"

La supermodella parla da Los Angeles, dove è in isolamento con le figlie: "Ho paura, chiedo a tutti di donare alla Lombardia"

Bianca Balti (Foto Instagram)

Lodi, 19 marzo 2020 . «Oggi è il mio compleanno: chiedo ai miei followers, che sono 1 milione su Instagram, come ad amici e familiari, di regalarmi una donazione, anche solo di 5 euro, da destinare all’Ospedale Maggiore di Lodi, che, il 19 marzo 1984, mi ha dato la vita. Se potessero farlo tutti sarebbe una rivoluzione!». Bianca Balti, trascorrerà il suo 36esimo compleanno in quarantena nella casa di Los Angeles insieme alla figlia Mia, 4 anni ad aprile: al fidanzato, che le porta la spesa, solo un bacio attraverso un vetro. La top model, infatti, si trovava ospite della famiglia, a Lodi, con le figlie, Mia e Matilde, 12 anni, quando è esploso il contagio da Coronavirus. 

Balti, ci racconta le sue peripezie, tra Italia e Usa?  «Quando, il 21 febbraio è stata istituita la prima zona rossa mi sono subito spostata in albergo a Milano, per lavoro. Il 23 ho preso il primo aereo per Parigi, dove mia figlia Matilde vive col padre. La mattina dopo sono rientrata a Los Angeles. ‘Adoro l’Italia’ mi ha detto un agente alla dogana: nessuna precauzione, niente controlli della temperatura. Ho deciso di non avere contatti con nessuno, di sottopormi con Mia ad un check up ma il suo pediatra, vistami con la mascherina, mi ha riso in faccia. Mi sono recata a Roma, tra il 4 e il 6 marzo, per rinnovare il visto: sono rimasta chiusa in albergo, con la paura di non riuscire più a tornare dalla mia bambina. Atterrata a Los Angeles l’allerta c’era già ma all’aeroporto mi hanno chiesto solamente: ‘Roma è al Nord?’. Sono stata io, poi, a recarmi, il 9 marzo, in ospedale per sottopormi al test, che non avevano. Prima mi hanno fatto aspettare in strada, poi mi hanno chiusa a chiave in una stanza; infine mi hanno fatto una radiografia e detto di stare a casa per 14 giorni, benché senza sintomi». 

Come vive la quarantena?  «Stiamo bene. Il tempo scorre veloce perché mi tengo molto occupata. Chi ne soffre è Mia a cui riesco a dare poche attenzioni: mi sentirei una traditrice a non stare collegata con l’Italia ogni momento. Anche io farò una donazione per dimostrare la mia gratitudine a medici e infermieri che stanno dedicando la vita all’emergenza tramite la campagna lanciata da Giulia Mantovani su ’Gofundme‘».

Quali sono i suoi timori?  «Gira voce che tra meno di 72 ore la città vada in ‘lockdown’, venga chiusa. I supermercati sono vuoti e qui non c’è un Conte che rassicura ma un Trump che fa solo promesse. Qui lo Stato non si preoccupa dei più deboli, li lascia anche morire di fame e senza cure; e poi, qui, la gente ha le pistole. Ho paura che mi vengano a svaligiare casa in cerca di cibo». 

E riguardo alla moda?  «L’incertezza per quel che riserva il futuro nel contesto professionale ed economico è reale. Il mio lavoro è fatto di contatti ravvicinati e viaggi, perciò, chissà! Inoltre alcuni clienti, data la situazione, non stanno pagando neppure lavori già eseguiti». 

Cosa sogna?  «Idealmente vorrei che fossimo tutti quanti a ‘casa’ insieme, a Lodi, dai miei genitori, da mia nonna e da mio fratello Alessandro. Tutti, anche mia figlia Matilde, e mio fratello Carlo che vive solo a Padova».