Codogno, uccise clochard: a processo

La procura ha chiesto il giudizio immediato

Gli inquirenti fuori dall’ex Majorca dove è stato trovato il corpo di Graziano Cappano

Gli inquirenti fuori dall’ex Majorca dove è stato trovato il corpo di Graziano Cappano

Codogno (Lodi), 27 luglio 2019 - Per la procura di Lodi è lui il killer. Il pm titolare dell’indagine Sara Zinone ha chiesto il giudizio immediato per B.T., detto Marco, 46 anni, il senzatetto di Codogno arrestato il 28 gennaio per aver ucciso, nel suo alloggio abusivo nell’ex discoteca Majorca a Codogno, un altro clochard, colpendolo con violenti pugni in faccia. Il cadavere della vittima, Graziano Cappano, 60 anni, era stato trovato in uno dei bagni del locale nascosto sotto delle lastre di cartongesso. La prima udienza (se l’imputato Trezza decidesse di non procedere con un rito alternativo) si terrà il 16 ottobre in Corte d’Assise a Milano.

A indicare B.T. come presunto colpevole era stato un altro senzatetto con il quale quella sera di fine gennaio si sarebbe vantato di aver ucciso un uomo. Il 46enne si era ricavato una stanza tutta sua nella discoteca fantasma e, quando erano arrivati i carabinieri, aveva continuato a sonnecchiare nel suo giaciglio, indifferente a quanto stava accadendo a pochi metri da lui. L’omicidio secondo la procura della Repubblica di Lodi sarebbe avvenuto dopo una breve lite tra disperati. La vittima, Cappato, avrebbe chiesto al conoscente 46enne - con precedenti penali e problemi di alcolismo - uno spazio per dormire, in attesa di trovare una sistemazione migliore. Da lì, poi, sarebbe scaturita una lite furiosa culminata con la morte di Cappato.

B.T., almeno secondo la ricostruzione degli inquirenti, ha colpito il suo ospite a mani nude, con una serie di pugni in pieno volto che non hanno lasciato scampo al 60enne clochard. Dopo averlo ucciso, ha nascosto il corpo, trascinandolo per i piedi e cercando di camuffare il cadavere, lasciando in vista però un piede della sua vittima. L’avvocato che difende B.T. ha cercato per mesi di chiedere la scarcerazione del suo assistito. Per questo è prevedibile che al processo in Corte d’Assise a Milano sarà pronto a dare battaglia portando in aula anche i risultati dell’autopsia raccolti con il proprio consulente e che aveva fatto emergere che Cappato «era già di per sé in condizioni precarie di salute».