
Giulia Frontori, 28 anni, medico di base
Codogno (Lodi) 29 gennaio 2021 - Nella prima ondata della pandemia ha visto con i propri occhi la ferocia del Covid. Ha visitato centinaia di pazienti con polmoniti interstiziali bilaterali nell’ambulatorio per i malati Covid che a fine febbraio scorso, insieme al supporto di Marcello Natali, il medico di base di Codogno scomparso a 57 anni per coronavirus il 18 marzo, era stato aperto nella “trincea“ dell’ospedale di Codogno, dopo la chiusura del Pronto soccorso. Un’esperienza indimenticabile per Giulia Frontori, 28 anni, che da aprile è un medico di base e ha aperto il suo studio in via Gattoni a Codogno, dove segue oltre 500 pazienti (altri 100 dovrebbero arrivare nei prossimi giorni). Nel frattempo continua la sua formazione in Medicina generale (che si concluderà nel 2022) nell’ “area gialla“ dell’ospedale di Codogno. Dottoressa Frontori, com’è la situazione adesso a Codogno?
"Ora è sicuramente tranquilla. La seconda ondata non ha fatto danni come la prima. Posso dire che a ottobre, novembre e dicembre ci sono stati dei casi, ma sono stati veramente pochi rispetto a quelli di febbraio-aprile e soprattutto pochi casi gravi con ricovero in ospedale". Il virus è quindi meno aggressivo? "No, diciamo che siamo tutti molto più attenti a evitare i contagi. Qui a Codogno i cittadini hanno vissuto un grande momento di paura tra febbraio e fine marzo scorsi. Da quei giorni difficili sicuramente abbiamo imparato a convivere con questo virus e a capire come contrastarlo". Crede che un ruolo possa averlo avuto anche la medicina territoriale? "Direi di sì. Rispetto alla prima ondata i medici di base sono molto più attrezzati per gestire i casi di presunti Covid. Per esempio, in ambulatorio da un mese e mezzo abbiamo i tamponi rapidi, che sono uno strumento utile per fare diagnosi immediate. Fare prevenzione o comunque intervenire in tempo è fondamentale per evitare pericolosi peggioramenti". Cosa ricorda del suo lavoro alla guardia medica diurna nei giorni più duri dell’emergenza sanitaria? "Sono stati giorni molto difficili. Ogni giorno per un mese siamo stati in apnea. È stato però un ambulatorio molto utile che ha dato un bel servizio al territorio in tempi difficili. Per fortuna quell’inferno non l’abbiamo più rivisto con la seconda ondata". Crede che siamo vicini alla fine dell’emergenza? "Posso parlare a livello personale: tra i miei 500 pazienti ho solo due casi positivi da gestire. A Codogno sicuramente la seconda ondata è stata molto meno violenta rispetto alla prima. Sono convinta però che non dobbiamo abbassare la guardia perché il virus circola". Cosa consiglia? "A tutti i miei pazienti dico di aspettare il vaccino, la nostra unica arma. Io intanto sono riuscita a fare la mia seconda dose ieri (mercoledì per chi legge, ndr )".