MARIO BORRA
Cronaca

Codogno, nel cimitero tante tombe senza fiori né epigrafi

Il giorno dopo la visita del presidente Mattarella tutti guardano la lapide posta in onore delle vittime della pandemia

Il cimitero di Codogno dopo la visita di Sergio Mattarella

Codogno (Lodi), 4 giugno 2020 - Il 2 Giugno il Presidente Mattarella, in visita alla città, non ha solo omaggiato le vittime della pandemia posando una corona di fiori davanti alla stele di marmo collocata all’ingresso del cimitero; ha indugiato pure davanti alla distesa di tombe del primo campo sostando alcuni minuti in silenzio.

Il volto rivolto verso l’interno rappresentava idealmente il riconoscimento del sacrificio di tanti cittadini venuti a mancare nei mesi terribili dell’emergenza. Ieri la corona di fiori era lì all’entrata, con le rose bianche e rosse ancora fresche e molti passando per una visita ai propri cari si fermavano. Chi per guardarla da vicino, chi per fare una foto e chi per sostare in doveroso rispetto. Il cimitero era stato riaperto l’11 maggio scorso dopo mesi di chiusura e sepolture frettolose e semiclandestine. Mesi cupi, dolorosi dove addirittura la chiesa del Cristo si era trasformata in obitorio in attesa della tumulazione delle bare che avvenivano anche a mesi di distanza tanti erano i feretri in attesa.

Al camposanto della città le “ferite“ sono ancora aperte: tombe a terra, alcune senza ancora un fiore, e loculi ancora privi della lastra di marmo a coprire la gettata di cemento. Arriveranno presto anche le finiture per dare dignità ultima ai tanti caduti in conseguenza dell’ondata della pandemia. Basta alzare gli occhi e vedere le date di morte. Marzo o aprile, soprattutto. Foto ancora provvisorie e solo appoggiate. Sono decine. In totale sono circa 264 i caduti finora della pandemia che Mattarella ha voluto ricordare con il suo gesto simbolico. Spicca una tomba unica, ricoperta con un solo cumulo di terra ed una foto di due persone che si volevano bene, strette in un abbraccio: lei morta a marzo e lui ad aprile. "Sono del 1937 e sto facendo il giro per andarli a trovare tutti. Ne sono morti 12 della mia classe" racconta un codognese. Un altro passa e scopre solo ora che un suo amico non ce l’ha fatta, sconfitto dal virus ad aprile. Una signora guarda la foto del marito, scomparso a marzo: la tomba a terra in una sistemazione ancora provvisoria.

«Che bella foto sorridente che hai fatto mettere" dice un’amica, allontanandosi. Volti, storie, legami in loculi ancora non definiti, quasi provvisori. Come se la tempesta, improvvisa e devastante, abbia colto di sorpresa tutti. E così è stato, in fondo. "Credo proprio che Codogno abbia vissuto una pagina di storia incredibile, indelebile – dice il sindaco Francesco Passerini – Mattarella ha riconosciuto questo valore, questo sacrificio. Ora spero proprio che il 21 febbraio venga riconosciuto come giornata della memoria. Noi abbiamo già deliberato che ciò possa avvenire. E nel prossimo futuro anche il Comune farà costruire un momumento o una stele a ricordo delle vittime".