Cellule di mafia nigeriana sgominate: a Casale viveva un “autista“

Un 42enne camerunense si occupava di viaggi dal Nord Europa in cui gli esponenti del clan si rifornivano di stupefacente

Trentuno ordinanze di custodia cautelare per “mafia nigeriana“ tra Ferrarese e Torinese, uno dei fermati risiede a Casalpusterlengo. Gli inquirenti lo considerano tra gli "autisti" dell’organizzazione. Nel mirino delle questure di Ferrara e Torino sono finiti cittadini di origine africana appartenenti, secondo gli inquirenti, alla mafia nigeriana. Il blitz delle forze dell’ordine è arrivato dopo la conclusione delle indagini coordinate dalle Direzioni distrettuali antimafia (Dda) della Procura di Torino e di Bologna. L’operazione è stata svolta sotto il coordinamento della Direzione centrale anticrimine. Il clan di stampo mafioso oggetto del blitz è stato il "Viking", suddiviso in cellule locali, le cosiddette "Deck", dislocate in numerose città italiane.

L’accusa a carico degli indagati, a vario titolo, è di aver formato nuove affiliazioni, gestito spaccio di sostanze stupefacenti e sfruttamento della prostituzione. Gli inquirenti hanno dovuto fare moltissimi accertamenti tecnici e ascoltare innumerevoli intercettazioni telefoniche per ricostruire le mosse degli indagati. Per diventare membro delle affiliazioni si dovevano superare "riti" con musica a tutto volume, ubriacatura provocata da whisky e frasi ripetute infinite volte. Questi ritrovi, chiamati al telefono "party", fino a far pensare inizialmente a feste, avvenivano nel Bresciano in locali o capannoni non ancora localizzati. L’indagine della polizia era stata avviata a Ferrara, a fine luglio 2018, dopo un tentato omicidio di un giovane in una lotta tra bande. Tante le faide e le spedizioni punitive indagate. Intenso lo spaccio di droga contestato, cocaina in arrivo in Veneto dalla Francia e dall’Olanda. La droga veniva acquistata a Parigi e ad Amsterdam, grazie all’appoggio di connazionali che risiedono nelle città europee. Squadre di ‘corrieri’ rientravano in Italia attraverso i valichi del Monte Bianco e del Frejus. In un’occasione è stato intercettato un carico di circa dieci chili. Secondo gli inquirenti J.C. del 1978, camerunense di Casale, avrebbe partecipato alle attività illecite fungendo da autista. Lavorava in un’organizzazione di taxisti abusivi alla stazione di Milano e la polizia ne ha ricostruito almeno 8 viaggi.

Trasporti effettuati sfruttando un parco auto di grosse auto furgonate con almeno 7 o 8 posti, in viaggio verso l’Olanda. Partendo da Padova, Vincenza, provincia di Treviso, alcuni degli indagati si trovavano a Milano e dalle tracce elettroniche e intercettazioni, valicavano il Monte Bianco o il Frejus attraverso questi taxi e arrivavano in un quartiere di Amsterdam per rifornirsi. In una delle trasferte del residente a Casale, la cinofila finanza ha intercettato 7 nigeriani a bordo di un veicolo e che avevano ingerito 10 chilogrammi di droga in capsule. All’epoca era stato arrestato un ferrarese. Ora l’indagato del Lodigiano si trova nel carcere Cagnola di Lodi a disposizione dell’autorità giudiziaria. Nel Bresciano, precisamente a Carpenedolo, invece, è finito in manette, uno dei 31 destinatari di custodie cautelari in carcere: C.A., classe 1977, che nelle intercettazioni telefoniche veniva chiamato "general". Si tratterebbe quindi, secondo l’accusa, di una delle figure di spicco dell’organizzazione.

Paola Arensi