
Mario Forti
Lodi, 18 dicembre 2020 - Alla fine tutto è caduto in prescrizione e gli imputati sono stati prosciolti. Si è chiuso, in primo grado, il processo sulla discarica provinciale di Cavenago d’Adda che vedeva coinvolti i vertici di EcoAdda (società proprietaria dell’impianto, partecipata al 70% dal privato Waste Italia e al 20% dalla Provincia di Lodi, da anni in liquidazione), accusati di aver effettuato un’attività di smaltimento dei rifiuti non pericolosi in assenza però della prescritta autorizzazione.
In particolare, avrebbero smaltito nella discarica lodigiana, ingenti quantità di rifiuti dichiarati falsamente Cer 19.12.12. (rifiuti urbani), mentre in realtà si trattava di rifiuti che non erano sottoposti al trattamento preliminare necessario allo smaltimento definitivo in discarica. Il tribunale di Lodi ieri ha stabilito che tutte le accuse, relative all’ultimo lotto di ampliamento, sono prescritte, perchè è passato troppo tempo dall’epoca dei fatti contestati.
Respinte dunque le richieste del pm Emma Vittorio che settimana scorsa in tribunale a Lodi aveva formulato condanne per complessivi 4 anni di carcere e 195mila euro di multa, suddivisi in pari misura per l’ex presidente del consiglio d’amministrazione di EcoAdda, Giuseppe Chirico e per i due procuratori speciali della società, Massimo Cozzi e Michele Carta Mantiglia. Caduta anche l’accusa di danneggiamento della falda acquifera. Per il reato, contestato nel capo d’imputazione, la procura di Lodi aveva chiesto l’assoluzione per insufficienza di prove.
Le accuse risalgono al periodo dal 17 novembre 2014 al 12 marzo 2015 (quando l’impianto era stato sequestrato). Il fascicolo, però, tra ritardi e altri problemi, era arrivato in aula solo nel novembre 2017. La prima udienza aveva solo permesso di aprire l’istruttoria, partendo dalla costituzione delle parti.
Subito era scattato un rinvio di un anno, al 5 novembre 2018, senza importanti motivazioni. La sentenza di ieri del tribunale di Lodi è una delusione per il comitato “No ampliamento discarica“. Il gruppo guidato da Mario Forti, attivo dal 2013, che negli anni aveva raccolto una ricca documentazione sulle eventuali irregolarità della discarica di Cavenago d’Adda sottoponendola più volte alla Procura, nel processo si era costituito parte civile, assistito dall’avvocato Fabio Carminati, insieme al Comune di Cavenago d’Adda. "In questi anni abbiamo raccolto tanto materiale - dichiara amareggiato il presidente Forti –. Lo abbiamo fatto solo per salvaguardare il nostro territorio. Ora aspettiamo di leggere le motivazioni. Solo da quelle carte potremo capire se andare avanti in questo processo".