Casaletto, processo all'oste: i carabinieri confermano la versione di Cattaneo

In aula la deposizione dei militari conferma il racconto del gestore dell'osteria che sparò e uccise

Mario Cattaneo

Mario Cattaneo

Casaletto (Lodi), 14 febbraio 2019 – Dalla denuncia per furto alla scoperta del cadavere. In tribunale a Lodi ieri si è tenuta la terza udienza del processo per eccesso colposo di legittima difesa che vede imputato l’oste 69enne di Gugnano Mario Cattaneo. In aula i carabinieri del nucleo investigativo hanno ricostruito quello che sarebbe accaduto nella notte tra il 9 e il 10 marzo 2017 nel cortile dell’osteria dei Amis, quando perse la vita il ladro romeno Petre Ungureanu di 32 anni colpito alle spalle dal ristoratore con un colpo di fucile da caccia dopo la colluttazione con un altro componente della banda. Per la procura di Lodi Cattaneo non avrebbe detto subito tutta la verità sui fatti accaduti quella notte tra le 3.40 (quanto sarebbe partito il colpo di fucile accidentale) e le 5.55 (quando era stato scoperto il cadavere vicino al cimitero di Gugnano).

La famiglia dell’oste aveva chiamato i carabinieri di Lodi alle 3.47 dicendo di aver subito un furto, senza accennare allo sparo (l’arma era stata scaricata e riposta nell’armadio). I militari erano arrivati poco prima delle 4. In cortile i carabinieri avevano trovato il cappellino di uno dei ladri, la refurtiva (stecche di sigarette e 60 euro) e si erano accorti dell’ematoma sull’avambraccio dell’oste. Avevano chiamato l’ambulanza che aveva portato in ospedale a Lodi l’oste. Alle 4.45, un’ora dopo la tragedia, i carabinieri erano stati informati dalla centrale di una telefonata anonima (che ieri si è scoperto essere partita dal cellulare della vittima) registrata dal 112 che segnalava un ferito grave vicino al cimitero. Così gli inquirenti avevano chiesto al figlio di Mario, Gianluca, se fosse successo qualcosa di più rispetto al furto. E lui, che col padre era sceso da casa per affrontare i malviventi, aveva tirato fuori dalla tasca il bossolo del fucile raccolto nel cortile, spiegando che il colpo era stato sparato per intimidire i ladri dopo la colluttazione con Mario. Una circostanza che ha trovato conferme scientifiche: «L’analisi del medico legale ha fatto emergere che il livido e le abrasioni sul corpo di Cattaneo sono compatibili con la ricostruzione fornita dall’oste», hanno detto in aula i carabinieri. Nella prossima udienza del 5 aprile verranno ascoltati i Ris di Parma, il figlio e la moglie dell’imputato (unici testimoni oculari) e il fratello della vittima costituitosi parte civile.