Nelle prossime ore il presidente del Consiglio Giuseppe Conte firmerà un nuovo Dpcm che conterrà misure molto restrittive e, di fatto, rappresenterà un nuovo passo verso il lockdown.
Il decreto, come indicavano le prime bozze iniziate a circolare nel tardo pomeriggio di ieri, dispone che "le attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie) siano sospese la domenica e i giorni festivi; negli altri giorni siano consentite dalle 5 fino alle 18". Una decisione che sta preoccupando i ristoratori lodigiani, i primi in Italia a chiudere durante la prima fase dell’emergenza sanitaria. "Una mossa del genere sarebbe tragica e pensate – dice il presidente di Asvicom Lodi, Vittorio Codeluppi (nella foto) –. Chiudere alle 18, quindi per l’orario dell’aperitivo, significherebbe la fine di tante attività della città. Ci aspettiamo delle misure di sostegno mirate da parte del Governo. Siamo davanti a una catastrofe economica senza precendenti per bar e ristoranti. Servono aiuti concreti e non solo annunci".
A lanciare l’allarme nel Lodigiano è anche Confcommercio Lodi e Basso Lodigiano, che rappresenta circa mille imprese.
"Fatico a pensare una soluzione per aiutare i ristoratori a resistere – dice il segretario di Confcommercio di Lodi, Isacco Galuzzi –. La chiusura alle 18 è ingestibile da parte dell’intero settore. In questi mesi ristoranti e bar hanno seguito tutte le regole per limitare i contagi. In queste settimane siamo stati noi a chiedere più controlli severi per quelle attività che non facevano rispettare distanze e utilizzo dei dispositivi di protezione. Non si può punire tutti con una decisione che avrà enormi ripercussioni sul futuro di migliaia di attività solo sul territorio lodigiano. Un Dpcm di questo tipo porterà solo chiusure e danni economici rilevanti".
C.D’E.