La Banca di credito cooperativo Centropadana esternalizza attività: Federazione italiana bancari italiani sale sulle barricate. "Non siamo d’accordo con l’esternalizzazione dei servizi e il conseguente sistema di trasformazione delle filiali in hub principali e spoke minori, depauperando i servizi nei piccoli paesi e anche gli stipendi dei dipendenti – denuncia il sindacalista Ettore Necchi –. Altre banche lo hanno utilizzato, ma poi sono tornate sui loro passi perché è stato un fallimento. Soprattutto nelle filiali piccole, serve il bancario presente per interagire con i più anziani". La novità è l’annuncio dell’esternalizzazione delle attività di crediti, estero, servizi complementari.
"Pur nella consapevolezza che l’operazione non produrrà alcuna ripercussione per i colleghi interessati, non possiamo nascondere forte preoccupazione per le conseguenze. Soprattutto se inseriamo tutto nel percorso di forte riorganizzazione, sempre più convulsa, che la Banca ha avviato dalla primavera scorsa – continua Necchi –. L’azienda afferma che è propria intenzione convogliare le migliori competenze, liberate da queste cessioni, su attività di “core business“ (l’attività principale, quella più importante, ndr) non ancora ben definite e definite con i sindacati. Ma ci poniamo il quesito di come mai i comparti come quelli elencati non siano ritenuti "attività di core business" dalla banca, cosi come è già avvenuto con la recente cessione del Back Office a Sinergia". Secondo Fabi "l’obiettivo finale è la spersonalizzazione di una banca di riferimento e di espressione del territorio in cui opera: cessione di filiali, introduzione delle macchine self, seguita da cessioni di rami per poi arrivare anche alla cessione di attività, il primo passo compiuto di molti altri ancora da fare".
Paola Arensi