TIZIANO TROIANELLO
Cronaca

L’arte, l’hockey e il fiume: l’incantesimo incompiuto di Lodi. "Una sveglia dagli eventi"

Nella città pazza per i pattini a rotelle il lavoro è un mantra, la tirchieria un proverbio. Ma dopo le 20 scatta il “coprifuoco”. Il sindaco: limite per il turismo, ora più proposte

Il centro di Lodi

“Che bella Lodi". Lo dicono tutti i forestieri al primo impatto quando arrivano in città. Lo pensano tutti, interiormente, i residenti. A dare il benvenuto a chi arriva in questo piccolo ma incantevole capoluogo di provincia, collocato trenta chilometri a Sud di Milano, e “sbarca” alla stazione ferroviaria ci pensano due simboli: il primo è la statua dell’hockeista realizzata dal cremasco Hervè Barbieri e collocata dal 2011 proprio nel piazzale della Stazione. "Che strano" pensi. Ma da queste parti c’è uno strettissimo legame con lo sport dei pattini a rotelle. Il secondo simbolo, guardando a sinistra, è il Bipielle Center, centro direzionale della ex Banca Popolare di Lodi (ora confluita in Bpm) progettato dall’architetto Renzo Piano.

In questi spazi moderni e affascinanti, al di là degli uffici dell’istituto di credito che visse l’età d’oro ai tempi del “banchiere di Codogno” Gianpiero Fiorani (prima dell’abisso delle inchieste giudiziarie) sono state ospitate mostre d’arte importanti e, nell’auditorium, anche alcune scene del film “Benvenuti al Nord”. Procedendo verso il centro appare davanti agli occhi una seconda statua, più imponente: è il monumento a Vittorio Emanuele II, primo re d’Italia, opera del 1883 del milanese Francesco Barzaghi e che spalanca le porte al “cuore” del capoluogo. Poche decine di metri più avanti ecco che si apre come in un incanto la piazza della Vittoria. Si resta a bocca aperta osservando la sua ampiezza. Lo sguardo si alza verso la cattedrale con a fianco il palazzo municipale. Chiesa e Comune uno a fianco dell’altro. Tutto attorno i portici.

È mattina e la bella stagione sta entrando nel vivo. Seduti ai tavolini dei bar pensionati, lavoratori che si ritagliano dieci minuti per la “pausa caffè”, giovani che si sono dati appuntamento. Una sfogliata alle pagine dei quotidiani locali, e scatta il commento alle “notizie del giorno”. Poi il Milan, l’Inter e la Champions. "Che derby adesso". Le monetine in mano per pagare il barista, un veloce scambio di battute anche con lui mentre la macchina del caffè emette un altro fischio e via. Si riparte. Ognuno deve correre verso la propria “missione”. A Lodi si lavora. Ognuno ha la sua strada: scuole, negozi, uffici pubblici, uffici professionali e banche affollano il centro. Di sportelli bancari (compresi quelli delle finanziarie) se ne contano 33 (dato Bankitalia). Dei propri “affari” nessuno parla volentieri. Ma la ricchezza c’è. Un antico proverbio sbeffeggia i lodigiani: “Pampalüga ludesàn / larg de buca e stret de man”. Sostanzialmente si dice che sono bravissimi a fare promesse, ma poi nei fatti sono inadempienti, soprattutto tirchi.

Piazza della Vittoria, con la sua maestosità, è solo uno dei tanti piccoli gioielli che si possono trovare nel capoluogo. Ci sono anche il Tempio dell’Incoronata, la chiesa di San Francesco della fine del Duecento o anche piazza Mercato, solo per citarne alcuni. Dietro a questa bellezza un po’ schiva, si celano però alcuni nodi da anni irrisolti. "Non offre niente per i giovani" è un’altra delle frasi che si sentono dire da tempo da queste parti. Ed è sempre stata una costante il fatto che la piazza, tanto vitale durante il giorno, dopo le 20 per gran parte dei mesi dell’anno, si desertifichi.

"Una proposta turistica dedicata alla città manca, in realtà, da sempre, nonostante siano state messe in atto negli anni molte iniziative specifiche, promosse anche con l’obiettivo di rivitalizzare le potenzialità della città proprio sul fronte turistico, in particolare di carattere culturale – riflette il giovane sindaco Andrea Furegato, 25 anni –. Ne consegue che per cercare di rispondere all’esigenza di rilancio turistico che la città richiede e senz’altro merita bisogna partire da un punto essenziale: Lodi, al momento, non dispone di una chiara identità turistica e di un’immagine adeguata per rappresentare sul mercato una proposta stimolante. Non si è ancora riusciti a creare un vero marchio in grado di riassumere il nostro valore artistico, monumentale e culturale". "Per quanto riguarda Piazza della Vittoria – aggiunge –, il fatto che alla sera non si resca a farne un luogo più “vivo” appartiene anche alla dinamica interna dell’abitare a Lodi. Dialogando con alcuni colleghi sindaci, devo dire che questa situazione si ripresenta uguale in altri capoluoghi lombardi. Ma la questione è anche stagionale: dalla tarda primavera fino all’inizio dell’autunno la piazza è molto più frequentata anche in ore serali. Per la parte restante dell’anno servirebbe proporre eventi di differente tipologia e natura da cui far discendere l’interesse partecipativo".

A Lodi c’è anche l’Adda. La sua presenza però non appare centrale e potrebbe essere valorizzata di più. Il fiume nel novembre del 2002 esondò provocando lo sfollamento di circa tremila persone. Da allora sono stati sostanzialmente ultimati tutti i lavori di messa in sicurezza delle difese spondali e potrebbe essere arrivato il momento di inaugurare una nuova stagione di coesistenza con il corso d’acqua. "Purtroppo non nutro grandi speranze in questo senso – confida Giancarlo Magli, 82 anni, storico presidente (dal 1985) dei Pescatori dilettanti di Lodi –. Il fiume è visto come una discarica. Proprio pochi giorni fa abbiamo organizzato una pulizia delle rive e abbiamo trovato pezzi interi di una cucina e di una camera da letto. Anche quindici materassi. Poi è passata Pasqua. Sono tornato là e ho visto che qualcuno aveva scaricato ancora altri rifiuti". Che bella Lodi, ma vediamo di non rovinarla.