
A sinistra il dibattito tra il professore Massimo Folador e l’arcviscovo Mario Delpini all’assemblea di Confindustria
Un futuro a tinte fosche, con scenari geopolitici incerti e un’Europa alle corde. Un Green deal dove compaiono anche scelte "fatte apparentemente in nome di un’ideale nobile, ma dettate da interessi economici impuri" e dove l’elezione "dei due presidenti americani, Trump e Musk" potrebbe peggiorare la situazione. La soluzione può arrivare da un cambio di passo della politica e, per quanto riguarda gli imprenditori, ritrovando unità d’intenti per fare sistema e responsabilità piena del valore della propria azione.
È a partire da questi punti fermi che il presidente di Confindustria Alto Milanese, Maurizio Carminati, ha affrontato ieri mattina l’appuntamento con l’assemblea annuale, organizzata nello scenario del teatro Tirinnanzi. La lunga relazione di Carminati ha aperto i lavori e ha introdotto l’intervento di Paolo Magri, presidente del Comitato Scientifico Ispi, che ha approfondito gli scenari geopolitici internazionali, e il dialogo tra Massimo Folador, professore di business ethics e sviluppo sostenibile dell’Università Liuc di Castellanza e monsignor Mario Delpini, arcivescovo di Milano. Ha chiuso l’assemblea l’intervento di Francesco Buzzella, presidente di Confindustria Lombardia. Tema di questa edizione è stato “Il lavoro che conta“, un messaggio destinato agli imprenditori "perché hanno il potere di influenzare la società attraverso le decisioni che prendono nelle aziende" e ai 200 studenti in sala che, gioco forza, saranno protagonisti negli scenari non sempre rosei disegnati da Carminati. Carminati ha criticato le politiche ambientali perché "se lo scopo fosse stato quello di preoccuparsi davvero dell’ambiente, dato che l’inquinamento europeo pesa solo il 7% di quello mondiale, avremmo dovuto impegnarci su un progetto più complesso e inclusivo e non focalizzarci solo su come eliminare le fabbriche in Europa", ma ha fatto appello alla presa di responsabilità, quella mancata a chi "in nome del consenso elettorale, ha dilapidato e compromesso buona parte del welfare italiano dei prossimi anni con il superbonus, costato 180 miliardi senza alcun effetto redistributivo verso le fasce più povere". "lo sono convinto – ha concluso Carminati – che l’Alto Milanese abbia ancora un futuro di successi davanti a sé, perché ogni impresa qui è nata da un sogno imprenditoriale e soprattutto da una fiducia nel valore delle persone".