"Si diventa medici di famiglia per l’intimo legame coi pazienti"

Il dottor Giuseppe Ricchiuti, dopo 30 anni di lavoro come medico di famiglia, si è ritirato in pensione. Ma se una paziente avesse ancora bisogno di un suo consiglio, lui è pronto a rispondere: "Io ci sono".

"Si diventa medici di famiglia per l’intimo legame coi pazienti"

"Si diventa medici di famiglia per l’intimo legame coi pazienti"

In pensione da Capodanno, al lavoro fino all’ultimo. Il dottor Giuseppe Ricchiuti ha dismesso il camice ma non la testa, e se una paziente lo chiama lui non si nega: "Sono stato a visitare a domicilio una signora di 94 anni". Legnanese trapiantato a Cerro, classe 1955, il medico fino a ottobre aveva duemila assistiti. "I miei pazienti non erano solo legnanesi ma provenivano da venti Comuni tra cui Arconate, Busto Arsizio, Castellanza". Ricchiuti inizia la professione nel 1986, nell’ambulatorio di via Elba. La conclude nello studio associato di via Menotti che ha condiviso, fino a venerdì, con i colleghi Lorella Cazzaniga e Franco Colombo.

Perché si sceglie di fare il medico di famiglia? "Non c’è una sola motivazione. Sicuramente non per far carriera, che non esiste nella medicina territoriale. Forse si decide di curare gli altri per curare anche una parte di sé. Questo mestiere lo sceglierei ancora. Avevamo molto più tempo per visitare i malati, meno tecnologia, meno impegni amministrativi. Non si può fare il medico passando le giornate al computer o al cellulare. Bisogna costruire e investire nella relazione. Perché le persone chiedono questo: presenza attiva, attenzione. E si confidano. Non tutti quelli che vengono in ambulatorio sono malati. Tanti hanno solo bisogno di essere ascoltati".

Per rendere attrattiva una professione che ha perso appeal "serve investire concretamente nella medicina territoriale, a livello economico e organizzativo. Il futuro sono gli studi associati: dove non solo i professionisti si scambiano saperi ma anche le figure amministrative possono contribuire in modo importante, sgravando i medici. E poi vorrei dire ai giovani camici bianchi: dedicate tempo ai pazienti. Visitate a domicilio. E vorrei anche dire ai pazienti: date più fiducia al vostro medico".

E ancora. "Ecco, già dobbiamo lottare contro Internet perché tutti vanno a cercare il rimedio in Rete e poi vengono da noi. Invece è importante recuperare una fiducia nei professionisti. Ti fa male il ginocchio? Non partiamo con la Tac. Inquadriamo invece il problema a 360°. Capiamo perché siamo arrivati a questo dolore. Il medico non è un mero prescrittore. Diversamente nascono i conflitti". Ma è contento di essere in pensione? "Felicissimo. Avrò più tempo per me, per la mia famiglia, per leggere in tranquillità giornali, riviste, libri. Mia moglie non chiederà più “a che ora torni per la cena?“". Ma se l’ultranovantenne avesse ancora bisogno di un suo consiglio? "Io ci sono".

Silvia Vignati