PAOLO GIROTTI
Cronaca

Si chiama “Casa nostra”. L’appartamento sottratto alla mafia ora ha un nobile scopo

Legnano, destinato a progetti per l’utonomia delle persone disabili

Legnano, destinato a progetti per l’utonomia delle persone disabili

Legnano, destinato a progetti per l’utonomia delle persone disabili

Il progetto si chiama “Mamma, vado a vivere da solo”, il luogo che farà da cornice all’iniziativa, invece, prende invece il nome di “Casa nostra”, definizione che gioca con le parole ricordando l’origine dell’appartamento, un bene sequestrato alla mafia. È stato presentato ufficialmente ieri il progetto che Anffas Legnano attuerà in un appartamento sottratto alla criminalità organizzata di proprietà del Comune all’interno del condominio di piazza Mocchetti e finalizzato a garantire alle persone con disabilità quel diritto alla vita indipendente che è sancito dalla Legge.

Anffas Legnano, infatti, ha partecipato alla manifestazione d’interesse lanciata dal Comune di Legnano nel maggio 2023 per avere in comodato d’uso gratuito per 10 anni l’appartamento dove sviluppare il progetto. L’appartamento è stato dunque ribattezzato “Casa nostra” e Anffas Legnano avvierà già dalla prossima settimana percorsi in ambito abitativo per incrementare le autonomie e la crescita personale delle persone con disabilità in un contesto semi-protetto. Qui sarà possibile sperimentare la vita autonoma al di fuori del nucleo familiare con il supporto di figure professionali ed educative, che si parli di centro diurno, notturno o in grado di “sostituire” le famiglie per un intero fine settimana.

L’appartamento può ospitare fino a sei posti letto (cinque per gli ospiti e un educatore) e fino a dodici posti diurni. "Promuovere la vita autonoma, con percorsi flessibili all’interno di un ambiente confortevole e tranquillo dove si potranno sviluppare e potenziare le abilità di ogni ragazza o ragazzo. È questo l’obiettivo che volgiamo raggiungere – ha spiegato Francesca Fusina, presidente di Anffas Legnano -. L’obiettivo è favorire l’acquisizione di competenza specifiche per vivere in una casa che non sia quella della famiglia di origine, ad esempio preparare il pranzo e la cena, rifare i letti, fare le pulizie, andare a fare la spesa, prendersi cura della propria persona. In altre parole qui le persone impareranno a vivere con gli altri".

"La gestione del progetto da parte di Anffas rappresenta una garanzia di continuità rispetto ai servizi erogati sul nostro territorio nell’ambito della disabilità – ha concluso Anna Pavan, assessore al Benessere e Sicurezza sociale -. Questo progetto rappresenta dunque un arricchimento offrendo una tipologia di servizio che non è presente nella nostra città e diverso rispetto a quelli presenti nelle classiche strutture che si occupano di persone con disabilità".