
Si continua a morire sul lavoro in Italia e la Lombardia non rappresenta un’eccezione. Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail tra gennaio e aprile 2022 sono state 254.493 (+48% rispetto allo stesso periodo del 2021, erano 171870), 261 delle quali con esito mortale. Su base nazionale gli infortuni complessivamente sono aumentati del 48%, in particolare nel settore delle costruzioni, l’industria in generale e il terziario. In Lombardia i dati indicano che si è passati da 32.114 denunce nei primi 4 mesi 2021 a 49.531 dello stesso periodo del 2022 (aumento pari al +54%). Il Registro regionale infortuni mortali di regione Lombardia, alimentato dal flusso informativo originato dalle ATS Lombardia, alla data del 14 giugno, conta 29 infortuni mortali. "C’è una media incredibile, di infortunati e morti – spiega Massimo Balzarini già segretario di Cgil Lombardia e oggi tra i responsabili della segreteria –. Le cause più ricorrenti sono sempre le stesse: caduta dall’alto, urto con parti meccaniche o macchine, ribaltamento, muletti o trattori, proiezioni di parti meccaniche. Lavorare troppo, spesso sotto stress come capita in alcuni settori che stanno vivendo un boom come l’edilizia adesso che ci sono le commesse del 110% non aiuta, se poi la formazione per sicurezza la si fa solo sulla carta non si fanno passi ulteriori". A questo va aggiunto il tema dei controlli, ancora troppo esigui. "L’obiettivo nazionale è controllare il 5% delle aziende, la Lombardia riesce a fare qualcosa di più, ma non va oltre 6,5%". Roberto Canali