Solo silenzio di fronte al giudice per le indagini preliminari: ieri mattina, in tribunale a Busto Arsizio, Adilma Pereira Carneiro, la brasiliana accusata di aver organizzato con cinque complici l’omicidio del compagno cinquantaduenne Fabio Ravasio, investito e ucciso mentre era in bicicletta il 9 agosto scorso a Parabiago, ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere. La donna era chiamata a comparire davanti al Gip del tribunale di Busto Arsizio, Anna Giorgetti, per affrontare l’interrogatorio di garanzia: Adilma, "Adi" come si faceva chiamare, che sostiene di essere estranea alla vicenda e di avere parecchie cose da chiarire, ha dunque scelto il silenzio e non ha parlato neanche il figlio della donna, Igor Benedito, anche lui coinvolto secondo gli inquirenti nell’omicidio (sarebbe stato alla guida dell’auto che ha investito Ravasio).
Stessa scelta hanno compiuto anche Marcello Trifone, il cinquantunenne membro della nota famiglia di imprenditori magentini che a tutti gli effetti risulta essere ancora sposato con la donna brasiliana (era a bordo dell’auto che ha investito Ravasio), e Massimo Ferretti, 47 anni, barista di Parabiago che, in questa fitta rete di relazioni pericolose intessute dalla donna, è risultato essere l’attuale amante della donna e che è accusato d’essere il "regista" dell’esecuzione del reato. Hanno scelto una via diversa, invece, Mirko Piazza, 45 anni, che nella ricostruzione fatta dagli inquirenti aveva avuto il ruolo di palo in occasione dell’agguato teso a Ravasio, e Fabio Lavezzo, fidanzato della figlia di Pereira Carneiro: entrambi, infatti, hanno confermato le dichiarazioni già rilasciate al pm e che sono state fondamentali per ricostruire il disegno criminoso che sarebbe stato organizzato da Ida.
A muovere la banda, secondo gli inquirenti, il movente economico e la volontà di Adilma entrare in possesso senza ulteriori ostacoli degli averi e sfruttando senza scrupoli il ruolo dei due figli riconosciuti dall’uomo, conti bancari e immobili di Ravasio per un valore di circa 3 milioni di euro. Intricato anche il quadro delle proprietà che, comunque, risultano già intestate ad Adilma: una cascina da ristrutturare (qui avrebbe ricavato gli appartamenti che costituivano il "premio" per alcuni membri della banda) e una villa a Parabiago (a quanto pare acquistata con i soldi dei genitori di Ravasio), oltre a metà dell’abitazione dove viveva con Ravasio, una casa a Mentone, in Francia, utilizzata per le vacanze e un appartamento a Vieste, in Puglia, ereditato dal primo marito morto d’infarto a 48 anni. Sino a pochi anni fa, poi, risultava proprietaria con Trifone anche di alcuni immobili a Nembro, nella Bergamasca. "Una donna – chiosa nel provvedimento cautelare il gip – che mette al centro della sua esistenza il denaro (...) mai paga. Nulla sembra essere sufficiente per lei. Schiava della sua cupidigia, vuole sempre di più".