CHRISTIAN SORMANI
Cronaca

Rescaldina, palazzina esplosa in via Brianza: la morte cancella ogni reato

La Procura archivia l’inchiesta sul capofamiglia che avrebbe scollegato il tubo del gas. Cadono le accuse alla moglie

La palazzina esplosa a Rescaldina (Studiosally)

Rescaldina (Milano), 30 dicembre 2019 - Non ci sono prove di colpevolezza: archiviata l’inchiesta sulla esplosione della palazzina di Rescaldina. La procura di Busto Arsizio ha archiviato così le accuse che erano state mosse alla famiglia Sidella dopo l’esplosione del 31 marzo 2018 che portò al conseguente crollo di una palazzina e alla morte dello stesso Saverio Sidella dopo ben 18 giorni di agonia in ospedale. Una esplosione nella quale rimasero feriti anche la moglie, i due bambini della coppia ed altre cinque persone. Moglie e marito erano indagati dalla procura di Busto. I periti, a quanto era emerso dalla relazione conclusiva per risalire alle cause della deflagrazione, avevano scoperto che a far esplodere la palazzina era stato un tubo del gas scollegato manualmente nella cucina della famiglia della casa di via Brianza 34.

Secondo i periti della procura gli inquirenti hanno rilevato che il tubo di erogazione del gas era scollegato dal piano cottura della cucina ed era stato causa della spaventosa esplosione. Al momento dell’esplosione il 45enne sergente maggiore dell’esercito si trovava in cucina e il resto della sua famiglia dormiva ancora. Non essendo emersi indizi a carico della moglie del Sidella, la procura già a suo tempo aveva chiesto l’archiviazione delle accuse, oggi formalmente arrivata. «Non sono stati raccolti elementi per ritenere la partecipazione della indagata all’azione che determinò lo scoppio della palazzina di Rescaldina», si legge nel provvedimento del giudice Nicoletta Guerrero. Morto il presunto colpevole, nessuno finirà sul banco degli imputati. Gli inquirenti avevano ricostruito anche il movente: il Sidella voleva farla finita. Se fosse vivo oggi a processo ci sarebbe lui, ma invece il caso viene archiviato senza alcun colpevole di fatto. Dietro il gesto le grandi difficoltà economiche e il vizio del gioco d’azzardo.